Nel 1999 Maria Luisa Giordano pubblica Rol mi parla ancora, dedicato sopratutto agli insegnamenti di Gustavo Rol, e nel 2000 il suo terzo libro, intitolato Rol e l'altra dimensione, della Sonzogno, dove riporta numerose testimonianze inedite. Eccone alcune:

«Una sera (Rol) ci comunicò che avrebbe voluto scrivere una lettera di fuoco a una persona che lo aveva offeso. Ma, mentre stavamo parlando, agitato mi invitò a dire un numero qualunque. "Ventotto" risposi. Allora mi pregò di andare a prendere un volume qualsiasi e di aprirlo alla pagina corrispondente: la prima parola era "Perdono". Naturalmente non scrisse più la lettera».

«Una amica di mia madre, moglie di un noto medico, durante un esperimento vide apparire il vecchio bidello della scuola frequentata dai suoi figli, che era deceduto qualche anno prima. In preda al terrore si alzò, corse ad accendere la luce e fuggì verso la porta d'ingresso».

Maria Luisa Giordano riporta alcune testimonianze di Arturo Bergandi, uomo di fiducia e factotum in casa Rol per diversi anni:

«Quante cose succedevano in quella casa! Talvolta, mentre il dottore era intento a dipingere, vedevo correre sul pavimento delle varie stanze delle grosse biglie d'acciaio che saltavano e scendevano anche da divani e poltrone. Ormai ero abituato a tutto, ma questo mi spaventava. Correvo a chiedere aiuto al dottore, che imperturbabile, continuava a dipingere: "Ah sì", mi diceva, "non è niente, Bergandi, significa che non siamo soli, non abbia timore". E allora tutto ritornava poi alla normalità».

« ...mi trovavo sul balcone con un fabbro che stava eseguendo dei lavori con in mano una mazzetta. In quel momento arrivò il dottore. Scherzando dissi al fabbro: "Lo sa che il dottore potrebbe far passare la cassetta dei ferri attraverso la parete?" Il fabbro sorrise incuriosito e incredulo. Allora Rol si fece dare la mazzetta e fece il gesto di gettarla contro il muro. La mazzeta scomparve, ci recammo nell'ingresso, era finita sulla poltrona vicino alla statua di Napoleone: era passata attraverso tre pareti».

«Una sera, dovetti aiutare il dottore a portare un quadro sulla macchina di una signora che era venuta a trovarlo e che voleva poi dargli un passaggio. Li accompagnai alla Topolino della signora, che era posteggiata sul corso. La signora era imbarazzata e gli disse: "Mi dispiace, la mia macchina è troppo piccola, può andar bene per il professor Valletta, lei non riesce ad entrare". "Non si preoccupi signora", le rispose il dottor Rol, "si risolverà tutto". All'improvviso diventò piccolo e minuto, e potè sedersi in macchina con disinvoltura. Ero allibito, le gambe mi tremavano».

«Un'altra volta, dovevo recarmi a comperare delle lampadine in un negozio all'ingrosso. Il dottore mi disse di prendere il tram numero 16: "Però", si raccomandò, "non prenda il primo che passa perché avrà le porte che non si possono aprire". Mi recai alla fermata e feci come mi aveva detto: il tram numero 16 infatti arrivò carico di passeggeri che inveivano e battevano sui vetri perché le porte erano bloccate».

Continua la Giordano: «La principessa Maria Beatrice di Savoia riporta questa interessante testimonianza: "Negli anni trenta [si tratta del '38] mia madre [Maria José] mise alla prova Rol per ritrovare una parure di diamanti scomparsa dal forziere del Quirinale. Lo chiamò al telefono e lui, in pochi minuti, risolse il giallo: 'È finita nel terzo cassetto a sinistra dello scrittoio nella sua anticamera'. "Era la verità: qualcuno, dopo che mamma era rientrata da una visita in Vaticano, aveva riposto lì la parure, con l'intenzione di rimetterla a posto l'indomani. Poi se ne era dimenticato"».

Nel 2002 esce un altro libro su Rol. Si tratta di Gustavo Rol. L'uomo, la vita, il mistero, edizioni Età dell'Acquario, del giornalista Maurizio Ternavasio. L'autore è il primo a scrivere una biografia su Rol senza averlo conosciuto. Questo libro è una discreta sintesi di quanto già detto in precedenza. Purtroppo vi sono molti errori e imprecisioni, e mancano molti dei riferimenti bibliografici delle citazioni. Raccoglie comunque alcune testimonianze inedite di sicuro valore documentale. Tra queste, in particolare, si segnala quella del dr. Carlo Buffa di Perrero, un professionista che, tra le altre cose, è anche un prestigiatore. Così lo introduce Ternavasio:

[Carlo Buffa di Perrero] «è stato, insieme al padre, uno dei fondatori del circolo Amici della Magia, nonché amico di famiglia di Gustavo: le rispettive case di campagna, entrambe situate nella provincia torinese, distavano pochi chilometri l'una dall'altra. Tra le metà degli anni '60 e '70 capitava spesso che i due nuclei si ritrovassero a Cavour in casa Buffa o a San Secondo, in casa Rol, oppure nell'appartamento della sorella Maria, che abitava in corso Galileo Ferraris a Torino, per dare libero sfogo alle rispettive capacità, che pure avevano una base profondamente diversa».

[Dice Buffa:] «"Una sera da Maria, Gustavo chiese: 'Cosa vorresti che facessi a questo mazzo di carte?'. E io, di rimando, dopo averci pensato non poco, risposi: 'Desidero che tutte le carte risultino strappate'. È infatti risaputo che, al pari di una risma di carta, non è assolutamente possibile ridurre in tale stato un intero mazzo con un unico movimento, per di più in una frazione di secondo. Allora, dopo qualche istante, Gustavo ha preso il mazzo sigillato che aveva davanti a sé e me lo ha consegnato ancora chiuso all'interno della sua scatola originale affinché lo aprissi: ebbene, tutte le carte erano strappate a metà. Conoscendo a fondo i trucchi di questo tipo di giochi, sono certo che non si è trattato di un'illusione prodotta da un prestigiatore: nessuna tecnica di prestidigitazione può spiegare, avvalorare o rendere conto di un fenomeno del genere. Se da giovane ero un po' scettico su quello che si diceva sul suo conto, da allora mi sono completamente ricreduto».

Citiamo ancora il seguente passo del Buffa (ce ne sono anche altri), di modo che gli scettici ne prendano nota...

«"al cospetto di Gustavo, la mia attenzione era sempre ai massimi livelli, pronta a focalizzarsi su ogni più piccolo particolare. Tra l'altro in più di un'occasione sono stato incaricato, dal circolo magico di cui faccio parte, di smascherare chi dichiarava di avere poteri occulti, mentre invece era un semplice illusionista. E ovviamente questo non era il caso di Rol"».

Il 2003 è stato l'anno più prolifico di biografie su Rol. In occasione del centenario dalla nascita, ricorso il 20 giugno di quell'anno, scrittori ed editori hanno approfittato della ricorrenza per pubblicare nuovi testi. Renzo Allegri ha pubblicato Rol il grande veggente, Mondadori, versione aggiornata del suo precedente testo del 1986. Tra le novità interessanti di questo testo, vi sono alcuni prodigi inediti raccontati da Giuditta Miscioscia, persona che ha conosciuto e frequentato Rol a partire dagli anni '70, e che oggi come allora manifesta alcune possibilità nella sfera medianica (ma di diverso tipo rispetto a quelle di Rol - e dicendo "sfera medianica" intendiamo identificarne la tipologia. Rol era un Maestro Spirituale, non un medium):

«Tornavamo da Savona verso Torino, in macchina, sull'autostrada. Arrivati sul passo del Turchino ci fermammo all'autogrill a pranzare. Al tavolo accanto al nostro c'era una coppia. Lei, grossa, enorme. Erano già al gelato. Dovevano aver mangiato molto e la signora sorbiva il gelato lentamente, con difficoltà, perché era troppo sazia, ma si capiva che il gelato le piaceva molto. Rol la sbirciava da lontano e i suoi occhi scintillavano. Capii che voleva divertirsi. Quando la signora ebbe finito il gelato, piegò la testa sulla spalla del marito e mormorò sfinita ma soddisfatta: "Ce l'ho proprio fatta, l'ho mangiato tutto". "Facciamogliene mangiare un altro", mi sussurrò Rol. "No, per carità, la fai morire", supplicai, ma era tardi: Rol era già intervenuto, la coppa del gelato della signora era di nuovo misteriosamente colma. Il marito della donna, dopo aver sentito la frase "Ce l'ho proprio fatta", aveva guardato la coppa che non era affatto vuota, ma piena e disse alla moglie: "E quello?". Lei guardò e sbiancò. "Chi lo ha portato?", chiese con un filo di voce. "È il tuo", rispose il marito. " Impossibile, l'ho appena finito", mormorò lei. "Ti sembrava di averlo finito", disse l'uomo ridendo. La signora era smarrita. Si guardava intorno pallida. Riprese a mangiare adagio adagio, con fatica. Quando finalmente ebbe finito, sospirò verso il consorte tenendosi le mani sullo stomaco: "Non ne posso proprio più". "Ancora, ancora", ripeté sottovoce Rol come se desse ordini a una presenza invisibile, e la coppa del gelato della signora apparve di nuovo piena. Questa volta fu il marito a imbiancare. "Non è possibile", lo sentii mormorare desolato e si guardava intorno sospettoso. Poi prese la coppa di gelato e cominciò a ispezionarla attentamente. Alla fine disse alla moglie: "Questo te lo mangio io". Sorbì il gelato in silenzio. era nervoso. Appena finito scattò in piedi, ma Rol velocissimo aveva di nuovo ripetuto "Ancora, ancora" e la coppa era di nuovo piena. "Andiamo via, qui ci sono cose che non vanno", e spinse la moglie verso la cassa del ristorante. Rol rideva a crepapelle, come un ragazzino».

«Eravamo a Rapallo. Ci fermammo in un negozio per comperare della frutta. In cima a un mucchio di pere, ce n'era una grossa, il doppio delle altre, gialla come il miele. "Che bella", disse Rol indicandola. "Sì, è magnifica", rispose la fruttivendola. "Me la può dare?", chiese Rol con una vocina timida da bambino. "Certamente", rispose la signora. Prese la pera e la mise sulla bilancia. Io intanto stavo guardandomi in giro per scegliere dell'altra frutta e dopo qualche attimo sentii di nuovo Rol ripetere con quella vocina strana: "Che bella quella pera, me la può dare?". "Glielo già messa sulla bilancia", disse la signora. "No, no, eccola là, fece Rol. Infatti la grossa pera era ancora al suo posto in cima al mucchio. La signora la prese e stava ponendola sulla bilancia ma rimase interdetta, perché la pera era già sulla bilancia. Guardò verso il mucchio e poi ancora sulla bilancia. Scrollò la testa e disse: "Credevo di averne una sola di così grossa, invece ce n'erano due". "E quella, me la può dare?", disse ancora Rol indicando il mucchio. La signora guardò, e la pera grossa e gialla come il miele era là che troneggiava in cima al mucchio. La fruttivendola rimase muta e immobile. Lanciava occhiate sospettose al mucchio di pere e poi alla bilancia. Alla fine prese la terza pera e la pose accanto alle altre due sulla bilancia. "E quella?", disse Rol indicando ancora il mucchio. "Vorrei anche quella". Io ridevo, mi divertivo un mondo vedendo Rol così felice, ma capivo anche l'imbarazzo della signora. Quella donna ora era spaventata. Aveva preso subito la pera e l'aveva collocata sul piatto della bilancia. Ma Rol ne aveva immediatamente indicata un'altra. "Basta", intervenni, "cinque pere sono sufficienti. Sono così grosse che non riuscirai a mangiarle" e chiesi il conto. Ma la fruttivendola non capiva più niente, aveva le mani che le tremavano, stava per svenire».

«Eravamo invitati in una casa molto chic. Gente notissima a Torino e anche un po' snob. Rol non aveva voglia di andarci e fui io a insistere perchè desideravano tanto averlo come ospite. Ma fin dall'inizio mi accorsi che non era un ambiente dove lui potesse sentirsi a suo agio. Troppa etichetta, troppa riservatezza, troppo manierismo. Rol era sì molto elegante e signorile, ma anche semplice e cordialone. Mi accorsi che era nervoso perché tamburellava con le dita sulla tavola e parlava a monosillabi. All'improvviso mi bisbigliò in un orecchio: "Ma quanto bevono in questa casa". "Stai buono", gli dissi, intuendo che stava per combinarne una delle sue. La padrona di casa, che aveva avvertito il disagio di Rol, cercava di conversare, ma lui rispondeva evasivamente. Dopo un po', di nuovo, mi disse nell'orecchio: "Ma quanto bevono in questa casa". "Non è vero", ribattei. "Guarda, sulla tavola non c'è niente di alcolico". Rol mi fulminò con una delle sue terribili occhiate. Aveva un mazzo di carte in mano, si alzò di scatto dalla sedia. "Ti ho detto che qui bevono", disse forte e lanciò le carte contro la parete. Nella stanza vicina si sentì un urlo. La padrona di casa accorse; arrivai anch'io insieme con gli altri ospiti. Le carte che Rol aveva lanciato verso la parete avevano attraversato il muro ed erano cadute addosso alla cameriera, che era seduta su un divano con una bottiglia di vino in mano e se la stava scolando. Era tutta spaventata e piangeva. Tornammo nel salone e Rol sorridente mi disse: "Ti avevo detto che qui bevono". Ma la scena non era piaciuta e poco dopo ce ne andammo».

«Una volta Rol si arrabbiò qui, a casa mia. La stavamo ancora ristrutturando e c'erano i muratori. Tra essi, un giovane molto bravo, ma piuttosto antipatico. Tutti sapevano chi era Rol e avevano una grande deferenza per lui, tranne quel giovane. "Rol è solo un imbroglione", diceva ai suoi compagni di lavoro. "A me non mi incanta, io non credo a niente di quello che fa, è tutto un trucco, una presa in giro". Non so per quale ragione fosse tanto astioso e cattivo contro Rol, mentre Rol invece aveva per lui una grande stima e una viva simpatia. "Come è bravo quel ragazzo", diceva, osservandolo mentre lavorava. "È un giovane veramente in gamba". A me dispiaceva che stimasse tanto quella persona, che era invece così prevenuta contro di lui e un giorno gli dissi: "Certo che è bravo nel suo lavoro, ma quello ti prende sempre in giro, non crede per niente a quello che fai e parla male di te". Rol non rispose. Ma le mie parole l'avevano colpito. Qualche giorno dopo, venuto qui per farmi visita, non vedendo il giovane muratore, mi chiese: "Dov'è quel ragazzo così bravo?". "Credo stia lavorando al piano di sotto, nella tavernetta", risposi. "Quello sì che è bravo e svelto", disse Rol. "Tu lo stimi e lui ti prende in giro", ribattei. "Ma è bravo", isistette Rol e camminava nervoso per la stanza. poi si fermò in quel punto preciso, dove c'è la sedia. "È qui sotto i miei piedi", disse serio. Poi, guardandosi intorno, disse: "Dammi quel mattone che c'è sulla finestra". Presi il mattone e glielo diedi. Fissò intensamente il pavimento e poi lanciò con forza il mattone per terra. Sentimmo un botto e il mattone scomparve. Dalla tavernetta arrivò un grido. Scendemmo. Il giovane era a terra spaventato. Aveva accanto il mattone lanciato da Rol, e guardava il soffitto da dove il mattone era arrivato: non c'era nessun segno, neppure un graffio nell'intonaco. "Poteva uccidermi", disse il giovane con rabbia, e non volle più venire a lavorare da noi».

«Ero a casa sua, con alcune amiche mie. Rol era un po' triste, credo avesse avuto discussioni con una persona cui era affezionato. Cominciò a parlare della tristezza delle cose che finiscono, dei rapporti che si interrompono, degli amori che svaniscono. Diceva che assomigliano a un ramo spezzato, un ramo che resta quasi come una ferita insanabile nel paesaggio. Prese una tela vergine, incollata su cartoncino. La fece vedere a me e alle altre persone presenti perché potessimo esaminarla e constatare che era vergine. Poi la mise sul cavalletto. Davanti alla tela, su un tavolinetto, pose la tavolozza dei colori, alcuni pennelli, la spatola, il vasetto con l'acqua, insomma tutto quello che serve ad un pittore. Poi si allontanò e chiese a noi di non muoverci dai nostri posti. Era mezzogiorno, quindi piena luce nella stanza. S'avvicinò alla cucina dove stava preparandosi da mangiare. Scherzava, diceva frasi divertenti, chiedeva se volevamo mangiare anche noi la minestrina. Era dalla parte opposta di dove si trovava il cavalletto con la tela. Noi guardavamo lui e la tela. Io sapevo che stava per accadere qualche cosa di straordinario, e non perdevo d'occhio niente. A un certo momento ecco il prodigio. I pennelli cominciarono a muoversi da soli: si alzavano dalla tavolozza, si intingevano nei colori, nell'acqua, volavano sulla tela, avevano i tipici movimenti come se fossero nelle mani di un artista invisibile. Il lavoro si svolgeva frenetico, si sentiva anche il rumore che facevano i pennelli sulla tela. Rol rideva e continuava a scherzare. Il fenomeno durò 5, forse 6 minuti. Poi i pennelli tornarono al loro posto, inerti. Il quadro era finito. Rol disse che potevamo guardarlo bene. Ci alzammo e andammo a vederlo da vicino. I colori erano freschi e la scena rispecchiava il suo ragionamento».

«Una sera eravamo qui, con un quadro, dove, al centro di un paesaggio invernale, pieno di neve, si vede il capitello della Madonna di San Secondo. "Gustavo, chissà che freddo aveva la Madonna con tutta quella neve", dissi. Lui cominciò a guardarmi fisso, ripetendo: "Freddo? Freddo? Freddo? La Madonna non ha freddo". E in quel momento una lingua di fuoco uscì dal quadro, una lingua che sembrava la fiamma accecante di un saldatore elettrico. Corsi a vedere, ma sul quadro non era rimasto alcun segno».

Infine un libro importante che si focalizza proprio sugli esperimenti è il secondo testo su Rol scritto da Maurizio Ternavasio, intitolato Rol. Esperimenti e Testimonianze, edizioni L'Eta' dell'Acquario, uscito alla fine del 2003. Ternavasio ha condotto una vasta indagine tra le persone che hanno conosciuto Rol, raccogliendo un gran numero di prodigi di ogni genere, alcuni davvero sorprendenti. Ne proponiamo qui una breve selezione:

[Roberto S.] «Sorprendentemente lasciava che facessi tutto io: lui non maneggiava mai le carte, anzi se ne stava a debita distanza, e per giunta si trattava sempre di mazzi intonsi che toccava ad altri aprire. Uno dei giochi più clamorosi è avvenuto allorchè, avendo in mano tutte le carte, Rol mi ha chiesto di annunciare ad alta voce quella che avrei scelto. Ciò detto, mi ha invitato a sbattere il mazzo nella sua interezza contro il tavolo, in modo da assestargli un colpo deciso ma non violento. Ebbene, si è girata esclusivamente la carta che avevo individuato. La cosa più sorprendente è che ho ripetuto almeno una ventina di volte quel movimento cambiando ogni volta obiettivo, e in altrettante occasioni è sempre e soltanto venuta fuori proprio la carta che volevo».

«Davanti a numerose persone, ammantando il tutto con un po' di teatralità, chiedeva:"In che ordine desiderate che si sistemino?". Qualunque fosse la risposta, per colore, per seme, una girata in un senso e quella seguente nell'altro, in ordine crescente o decrescente, l'esperimento riusciva alla perfezione. E lui, lo ripeto per l'ennesima volta perchè era la cosa più strabiliante e inspiegabile, pur non toccando mai le carte le comandava a bacchetta, ne disponeva a suo piacimento».

«Un bel giorno papà, che aveva un'azienda che si occupava di progettazione, riceve la gradita visita di Rol, e allora chiama il suo collaboratore di fiducia per fargli conoscere quello straordinario personaggio. Non appena questi gli si presenta davanti, il sensitivo inizia a raccontare un gran numero di episodi relativi alla sua vita privata. "Ma lei come fa a sapere tutte queste cose?", gli chiede il collega di mio padre. E Rol, senza minimamente scomporsi: "E' semplice: lei ha in tasca un foglietto su cui sono riportati tutti i fatti che le ho appena riferito". E ovviamente era proprio così».

[V.G.] [A casa di un conoscente, che voleva metterlo alla prova] «...Rol iniziò a indicare una serie di libri scelti a caso nella ricca biblioteca dell'alloggio, e di ogni libro seppe dire le parole scritte in qualsiasi pagina venisse scelta».

[A.B.] «...Rol mi invitava a prendere dalla sua ricchissima biblioteca un libro a mia scelta, a leggere ad alta voce una riga qualsiasi, a riporlo al suo posto e a infilarmi una mano in tasca, dove trovavo un biglietto con la sua scrittura riportante proprio il brano che avevo appena letto».

[A. Bergandi]«Eravamo insieme sull'ascensore di casa, non ricordo se stavamo salendo o scendendo. A un certo punto mi dice: "Bergandone, vuole vedere che in un attimo riesco a diventare grande?". Un istante dopo toccava con la testa la plafoniera della cabina, poi in pochi secondi tornava normale. Non ho mai capito come facesse: di certo non si metteva in punta di piedi, anche perchè si allungava tutto in modo strano, incomprensibile».

...Graziella, con il consorte Gianni e con Gustavo, si trova al ristorante Firenze di via San Francesco da Paola. «Più o meno a metà della cena fa' il suo ingresso nel locale un'amica, che prima di raggiungere il suo si ferma per qualche minuto al nostro tavolo. Appena se ne allontana, Gianni, per scherzare, dice:" E' una bella donna, però ha la faccia un poì equina". Gustavo fa cenno di essere d'accordo, poi si mette a scrivere in aria con la sua matita, quindi chiede a mio marito di controllare il tovagliolo che aveva in grembo: al suo interno era riportata la frase "Ha la faccia un po'equina". Quale migliore dimostrazione che non ci potesse essere nulla di precostituito?».

[Il giornalista di Stampa Sera Nevio Boni] «Ci trovavamo a casa della pittrice Carol Rama. Dopo aver mostrato ai presenti alcuni giochini di carte con i quali ogni tanto mi divertivo a intrattenere i bambini, Rol in maniera simpatica mi ha gettaato il guanto in segno di sfida. "Lei è proprio bravo. Ma è capace a fare anche questo?" E ha iniziato ad adoperarsi mentalmente in modo che le carte di un mazzo, precedentemente mischiate da un terzo, si sistemassero perfettamente in ordine senza che lui le toccasse. Poi si è lasciato andare a uno sfogo con il sottoscritto: "Perchè Piero Angela ce l'ha tanto con me? Nonostante abbia assistito a casa mia a prove inaudite, va a dire in giro che dietro ciò che faccio c'è sempre il trucco". Quindi mi ha raccontato per filo e per segno come si era sviluppato quel famoso incontro. "Mi ha chiesto di dargli una dimostrazione di lettura a distanza: ha chiamato telefonicamente un amico che stava a Boston, gli ha detto di aprire un libro qualsiasi, io ne ho letto a voce alta il contenuto in modo che Angela potesse a sua volta riportarlo a chi era dall'altra parte del filo per ottenerne il riscontro. Per giunta la chiamata intercontinentale mi è costata un sacco di soldi", ha chiosato trovando un motivo di ilarità in mezzo a tanta amarezza, per poi aggiungere: "Chissà che faccia avrà però fatto Angela, una volta rientrato a casa, nello scoprire che tutte le carte del mazzo che aveva in tasca riportavano la mia firma, così come gli assegni del libretto che teneva nel portafoglio"».

[Maria Vittoria T., campionessa italiana di salto in lungo] «Un pomeriggio mi accolse con il grembiule da pittore, in quanto stava ultimando una tela raffigurante un vaso di fiori i cui petali cadevano sul tavolino, poi mi invitò a sedermi al suo fianco. Gustavo, infatti, evitava accuratamente di avere di fronte a sè l'ospite di turno, affinchè costui non si sentisse condizionato o suggestionato dai suoi occhi penetranti. "C'è qualcosa nel dipinto che non mi convince in pieno. Non credi che quel petalo abbia un'ombra poco reale? Cosa ne dici se facessi una piccola modifica?" "Forse hai ragione", gli risposi, "anche se non sono la persona più adatta per dare un giudizio pertinente". Il cavalletto con il relativo portapennelli si trovava a circa due metri da noi, a poca distanza dalla finestra. A un certo punto, nella piena luce del sole che illuminava lo studio, vidi il pennello sollevarsi e compiere la modifica cui Gustavo aveva accennato. Ancora adesso, a raccontare quell'episodio, mi vengono i brividi. Eppure sono sempre stata una persona razionale, distaccata e per natura piuttosto diffidente. Ciò che faceva Rol mi raggelava il sangue: dopo aver assistito a fenomeni come quello, non ero assolutamente più in grado di sostenere un discorso. Ascoltavo e basta, rispondevo a monosillabi, rimanevo a lungo scossa, quasi sconvolta da ciò che avevo visto realizzarsi sotto i miei occhi increduli».

[R:S.] «Stavamo osservando un dipinto raffigurante un vaso di rose, Gustavo era seduto a un paio di metri di distanza dal cavalletto: a un certo punto tutti noi ci siamo accorti che il pennello si muoveva da solo e andava ad aggiungere sulla tela alcuni particolari importanti».

«...a un certo punto, senza che Rol avesse detto o fatto alcunchè, ho visto con assoluta certezza un tappo di sughero viaggiarre in aria dalla cucina al salotto, dove eravamo riuniti: siamo rimasti tutti letteralmente di sasso».

[Pasquale P. - pasticcere] «Vicino al bancone c'era un ragazzo che teneva il proprio orologio da polso in mano, e lui, standogli a debita distanza, ha fatto in modo che questo scomparisse di colpo, poi lo ha invitato a rovistare con il cucchiaino in una zucccheriera. Costui, bianco come un cencio, senza dire una parola, lo ha poi ritrovato al fondo, sotto una spessa coltre di zucchero».

[Chiara B. - a ristorante] «Gli ero seduta accanto, Gustavo aveva davanti a sè un piatto di insalata, gli mancavano i condimenti: ha schioccato le dita in maniera discreta e poco rumorosa, un attimo dopo ho visto una saliera muoversi nell'aria e arrivare sul nostro tavolo».

«Era seduto al solito tavolo del ristorante, dalla mia posizione vedevo Rol di coltello. A un certo punto ha fatto passare l'arto superiore attraverso il muro: da una parte scorgevo mano e avanbraccio sino all'altezza del gomito, dall'altra il braccio e tutto il resto».

[Giovanni P. - artigiano] «Un giorno Rol venne in negozio, afferrò un frammento di cornice lungo circa sette-otto centimetri e disse al lavorante che si trovava nella stanza più distante da quella in cui ci trovavamo di fare attenzione, perché gli avrebbe fatto arrivare il legnetto che aveva in mano. Così fece, gettando con forza in quella direzione il pezzo di cornice che scomparve misteriosamente senza fare rumore. Mi spostai subito nell'altro locale, e vidi per terra ciò che aveva tirato poco prima».

[Vittoria S.] «In un'occasione nella penombra ho scorto nitidamente il pennello muoversi da solo nei pressi della tela, mentre Gustavo se ne stava a tre-quattro metri di distanza...In un'altra non ho potuto fare a meno di urlare. Una precisazione: mio marito almeno nei primi tempi era piuttosto diffidente, e non amava partecipare alle riunioni nel corso delle quali Rol produceva i suoi esperimenti. Quella volta, quasi in segno di sfida, Gustavo gli dice: "Adesso provo a sdoppiarti, in modo che tu possa vedere il tuo sosia". Ci trovavamo nel suo studio, in parte rischiarato da alcune fioche luci. A un certo punto mi sono accorta che una testa uguale a quella di mio marito si spostava sui muri, quasi fosse una maschera priva del corpo che la sorreggesse. Ho gridato di accendere le luci, così è stato, e il volto è scomparso. Sono assolutamente certa che non si sia tratato di un'allucinazione, anche perchè mio marito, che quella notte non è riuscito a chiudere occhio, ha visto ciò che ho visto io. Anzi, ha poi riferito che nel momento in cui il suo viso si è dileguato ha avvvertito una specie di shock, come quando si riceve un forte schiaffo in faccia».

[G.M.] «Doveva essere il 1993, mi ero appena trasferito a Torino per motivi di lavoro. Un venerdì sera in pieno inverno, mio padre ed io veniamo invitati a una piccola festa che si teneva in un ampio ed elegante appartamento della Crocetta. Le circa venti persone presenti, tutte ben più anziane del sottoscritto, facevano capannello attorno a un signore di una certa età piuttosto alto e molto distinto che aveva l'aspetto di un importante dirigente d'azienda. Qualcuno lo chiamava maestro, molti avevano attenzioni soltanto per lui. Mi siedo da solo su un divano per bere qualcosa, quell'individuo si piazza davanti a me, su un piccolo divanetto che si trovava a una distanza di un paio di metri, e comincia a guardarmi. Sbatto le palpebre, e lui scompare: era in piedi, nell'angolo opposto dell'ampio salone. Qualche secondo dopo, tempo di socchiudere per un attimo gli occhi, si trovava nuovamente lì, di fronte a me, sistemato sul solito divano. Mi sono spaventato, ho pensato di soffrire di allucinazioni o di aver bevuto qualcosa che mi aveva fatto male, in realtà sono astemio e si trattava di una semplice coca cola con una fetta di limone. Mi sono alzato, ho salutato mio padre e il proprietario dell'appartamento, e ho preferito tornarmene a casa di gran fretta. Soltanto qualche tempo dopo ho capito chi era quello strano tipo».

Nel 2005, a maggio, esce un libro fotografico di M.L. Giordano, Gustavo Rol, una vita per immagini, Ed. Età dell'Acquario, che contiene anche nuove testimonianze;

[Franco Zeffirelli - regista] «...stavamo parlando e il posacenere che era davanti a me si sollevò dal tavolino, attraversò il muro, finì nell'altra stanza e rientrò dalla porta ritornando davanti a noi. Stupefacente!»Sono sicuro che nel caso di Rol fosse tutto vero. Ne ho avute infinite prove.»
«Un giorno riuscì addirittura a mandarmi con la forza del pensiero un mazzo di chiavi: le vidi materializzarsi nella mia mano» [testimonianza tratta da un periodico]

[prof. Pierantonio M. – ex primario ospedale Molinette di Torino] «Quando [Rol] spirò, la caposala presente osservò una luce sprigionarsi dalle sue spoglie mortali (…), una luce che resterà per lei un ricordo indelebile».

Nel giugno dello stesso anno lo scrittore Mario Pincherle, che incontrò Rol una volta (nel 1982), pubblica Il segreto di Rol, ed. EIFIS, dove tenta di dare una spiegazione del “caso Rol” sulla base dei suoi studi. Riporta anche alcuni esperimenti da lui vissuti, come i due seguenti:

«[Rol disse] “Bene, cominciamo! Faremo i nostri giochi in piena luce e voi, di volta in volta, sceglierete il mazzo e lo mescolerete alla perfezione”.
Si alzò ancora e prese dall’altra consolle il grosso e pesante coperchio di porcellana di una fiamminga. Lo controllai. Doveva pesare circa due o tre chili. La bellissima signorina bruna si chiamava Paola ed ebbe il compito di scegliere e mescolare il mazzo. Poi dovette dividere quel mazzo in quattro mazzetti più piccoli, non perfettamente uguali. Questi erano posti rovesciati sul tavolo. Allora Rol chiese a Rossella: “Che segno preferisce?”
“Cuori”
“E quale dei mucchietti preferisce?”
“Quello!”
Allora Rol pose sul mucchietto, che Rossella aveva scelto, il pesante coperchio della fiamminga. Alzò le mani verso il soffitto e pronunciò, questa volta a bassa voce, una frase che però io udii:
“Sono il numero cinque. Sono il numero cinque. Sono il numero cinque. Aiutatemi! Voglio tutti cuori!”
Col volto raggiante, Rol disse a Paola di sollevare la fiamminga e di rovesciare il mazzetto. Così vedemmo, con un certo brivido, che in quel piccolo mucchio si erano misteriosamente concentrati tutti i cuori del mazzo grande. Rol chiese:
“Un altro bel gioco? Scegli tu, Mario, un mazzo! Vedi? Ci sono molti mazzi sigillati. Hanno il retro blu, rosso, nero, verde”.
Io scelsi il mazzo col retro verde.
“Aprilo per bene, sparpaglia tutte le carte così rovesciate sul lato verde e poi ponigli sopra il grosso coperchio della fiamminga. Dimmi un seme:”
“Cuori!”
“Dimmi un numero”
“Tre!”
“E ora alza il coperchio”
Lo alzai. Tutte le carte rimanevano rovesciate sul lato verde, meno una. Naturalmente era il tre di cuori.
(...) A questo punto iniziò un vero e proprio fuoco artificiale di giochi che non erano giochi, di fenomeni che non erano fenomeni, di cose talmente strane che facevano scendere brividi di freddo giù per la schiena. Trasformazioni, smaterializzazioni, strane combinazioni, cambiamenti di seme, fenomeni di psicocinesi…»

La giornalista e scrittrice Giuditta Dembech pubblica a novembre 2005 Gustavo Adolfo Rol. Il grande precursore, ed. Ariete. Ecco un fenomeno significativo da lei vissuto:

«Un pomeriggio mi trovavo a casa sua, da lui c’erano due ragazze di cui non ricordo il nome. Al momento di congedarci Rol chiese di dargli un passaggio fino a Porta Nuova. Io non avevo ancora la patente e chiese di accompagnare anche me per non farmi prendere il taxi. Le ragazze avevano una microscopica Fiat Cinquecento, lui era alto un metro e novanta; ridendo, obiettarono che in quattro saremmo stati molto stretti. Da parte mia rinunciai al passaggio. Non così Rol:
“Di cosa vi preoccupate? Io posso diventare grande o anche piccolissimo! Non ci credete? Ecco qua…”
Eravamo in piedi all’ingresso, pronte per uscire, si infilò i pollici sotto alle bretelle elastiche e le tirò estendendole verso l’esterno. Un gesto normalissimo e un po’ gigione, ma…Sotto ai nostri occhi divertiti tutto il suo torace si era… espanso, gonfiato a dismisura… Estese le bretelle verso l’alto ed ecco che si era allungato anche in altezza oltre che in larghezza!
Era diventato enorme come l’omone della Michelin! Toccava quasi il soffitto, dovevamo alzare la testa per guardarlo! Era buffissimo… ridevamo come pazze!
“Eh, che ne dite? Ma posso anche diventare piccolo piccolo…”
Sempre ridendo, lasciò andare con uno schiocco le bretelle elastiche sul torace, e lo vedemmo come “sgonfiarsi”, si ritirò tutto su se stesso, come se si fosse accartocciato,
divenne piccolo e magro, più piccolo di me che sono alta 1,65… Giusto il tempo di farci un’altra risata divertita e, non saprei dire come, era tornato normale… Ma la cosa che oggi ritengo più incredibile è che noi tre, anziché rimanere esterefatte, magari anche impressionate, ridevamo, come fossimo al circo…»

A dicembre dello stesso anno viene prodotto il primo documentario su Gustavo Rol, curato da Maurizio Bonfiglio. Si intitola Rol. L'uomo, il mistero, la vita, dove alcuni testimoni oculari raccontano ciò che hanno visto e vissuto con Gustavo Rol. Tra questi, anche l'opinione di due prestigiatori che hanno conosciuto Rol.
Giuseppe Vercelli, psicoterapeuta (tra i suoi clienti anche Giorgio Rocca, campione di coppa del mondo di sci), esperto di ipnosi e prestigiatore dilettante, dice:

«Per quanto riguarda gli esperimenti io non dissi mai a Rol che facevo parte del Circolo Amici della Magia di Torino. Mi dilettavo nella prestidigitazione. E lui faceva spesso degli esperimenti di carte. La cosa curiosa è che lui non toccava queste carte. E questo è assolutamente certo, anche perché io in quel momento avevo un occhio critico. Quindi la cosa che mi ricordo di più, che più era evidente, che mi sorprendeva, mi divertiva... era proprio che queste carte venivano spesso trovate girate al contrario, pur lui non toccandole, e io di questo sono assolutamente certo».

Diventa a questo punto ancor più significativa l'affermazione di Alexander, illusionista di fama internazionale che conobbe Rol, anche se non vide esperimenti:

«Come era la situazione quando Rol li faceva? Quando senti però come avveniva in certe cose di Rol, tipo l’esperimento in cui lui non prendeva un mazzo di carte, cioè tu lo compravi – anche Mariannini mi ha raccontato questo – cioè l’ha comprato lui, l’ha portato da Rol:
«Dimmi una carta»
«3 di picche»
«Apri il mazzo – io non l’ho mai toccato – che hai comprato»
l’unica carta capovolta è il tre di picche…
Se la situazione è come sto dicendo io adesso, sfido qualunque collega a riprodurlo»

Garantiamo ad Alexander che la situazione è proprio così, sia perchè lo scrivente può confermarlo personalmente, sia perchè sono innumerevoli le testimonianze di persone che dicono tutte esattamente la stessa cosa: ROL NON TOCCAVA LE CARTE.
Chiudiamo queste citazioni dal documentario di Bonfiglio con quanto dice il prof. Luigi Giordano, medico chirurgo, marito di Maria Luisa:

«Una sera in casa di amici… quando io gli ho chiesto: “Ma tu come fai a fare le diagnosi in un modo così brillante e veloce? Noi per fare una diagnosi del genere dobbiamo fare delle ricerche, ci mettiamo del tempo”. E allora lui m’ha detto: “Guarda…guarda quella persona lì…quella signora seduta sul sofa. Guarda cosa emana dalla sua persona”. E io – l’unica volta nella mia vita – ho visto emanare da questa persona come dei raggi, di colori diversi. Lui mi spiegava che a ogni colore corrisponde un apparato…Polmoni, apparato digerente, fegato, cuore. E siccome c’erano due colori che non erano brillanti, ma che erano piuttosto opachi e non lampeggiavano bene come gli altri, lui mi fa: “Vedi? Questa signora soffre di cuore e di fegato”»



Gustavo Rol
(© Archivio Franco Rol)

A febbraio 2006 esce Il Mistero e la Fede. Gustavo Rol e Padre Pio da Pietrelcina, ed. Segno, testo in cui vengono messe a confronto le vite intimamente simili di questi due grandi uomini spirituali. Nell'ambito di una appendice da noi scritta a contributo del testo, citiamo, tra gli altri, un fenomeno di levitazione che ci è stato raccontanto da Chiara B.:

«Rol e mia nonna si trovavano in un appartamento. Ad un certo punto ha visto Rol alzare un piede come se dovesse scavalcare un piccolo ostacolo. Invece Rol ha lasciato il piede sospeso nell’aria, a circa 20 centimetri dal suolo. Ha quindi tirato su l’altro piede, portandolo un po’ più in alto del primo, che era rimasto sospeso là dove si era fermato. Rol ha iniziato a salire dei gradini invisibili, camminava nell’aria»

Per terminare, un accenno ad un'altra delle molteplici possibilità di Rol. Molti medici lo interpellavano. Durante operazioni chirurgiche complesse, chiedevano la sua assistenza, in molti casi determinante. Sono molte anche le testimonianze di guarigioni ed interventi terapeutici per suo tramite. Remo Lugli, in Rol una vita di prodigi, riporta la testimonianza della signora V.:

«Nel '76 andai con Rol all'ospedale di Pinerolo a far visita da un mio zio, Gioachino Cirino, di 60 anni, che era stato ricoverato per un ictus. Era in coma da tre giorni, i medici dicevano che non c'erano speranze. Rol rimase un po' al suo capezzale, gli posò due dita sulle fronte e gli ripeté alcune volte: "Domani starà meglio". Tornammo a Torino e alla stessa sera la figlia, mia cugina, mi telefonò dicendomi che un'ora dopo la nostra partenza il padre aveva ripreso conoscenza e detto qualcosa che riguardava un assegno che aveva in tasca. Poi aveva mangiato una minestrina. Guarì e visse altri dieci anni».

«Una notte mia figlia Manuela, allora di dieci anni, piange, rimette. Al mattino chiamo Rol e glielo dico. Ma non faccio in tempo a finire il discorso e lui quasi mi grida: "Non la muova, la faccia ricoverare subito: Manuela ha la peritonite". Era come se l'avesse sentito dalla mia voce, non dalle parole che avevo detto. Erano le nove. Il medico che ho chiamato ha tardato a venire e la bambina è entrata in ospedale quasi a mezzogiorno. All'una era in camera operatoria. Era vero: peritonite. E il chirurgo ha poi detto: "Se avessimo tardato l'intervento ancora mezz'ora, sua figlia sarebbe diventata un angelo"».

Renzo Allegri, in Rol il mistero, riporta la testimonianza del dottor Alfredo Gaito, medico personale di Rol per diversi anni e un tempo vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Torino: «Un giorno tornai a casa e il mio bambino aveva la febbre altissima, più di quaranta. Chiamai il pediatra che ordinò delle cure. La febbre, però, non scendeva e continuò per tutta la notte e per tutto il giorno seguente. Quando rientrai la sera dopo, trovai mia moglie preoccupata perché il bambino aveva ancora quaranta di febbre e vaneggiava. Andai a vederlo. Era tutto rosso, scottava: aveva un febbrone tremendo. Sono molto amico del dottor Rol e decisi di telefonargli. Andai nel mio studio e lo chiamai. Gli dissi: "Ho il bambino con un febbrone da cavallo e non si riesce a farglielo passare". "Metti giù, ci penso io", rispose. Rol attaccò. Pensavo fosse stato così sbrigativo e brusco perché aveva da fare. Tornai in camera del bambino per riferire a mia moglie della telefonata e mi accorsi che il volto di mio figlio non era più rosso come mezzo minuto prima. Gli toccai la fronte e non scottava più. Misurai la temperatura e la trovai normale: meno di 37».

Maria Luisa Giordano, in Rol e l'altra dimensione : «Mi telefonò da Bergamo il nipote di una signora in coma profondo e irreversibile da molti giorni, purtroppo con prognosi infausta. Mi supplicava di metterlo in contatto con Rol. Si parlarono solo telefonicamente e Rol non si sbilanciò, gli disse che era sicuro di una cosa sola, che a mezzanotte dello stesso giorno la zia avrebbe riaperto gli occhi. Per il resto, assicurava di fare tutto il possibile e di pregare, concludendo poi: "Siamo nelle mani di Dio". A mezzanotte la signora aprì gli occhi e riprese conoscenza, non solo, ma in brevissimo tempo si ristabilì del tutto. I medici erano sbigottiti».

Sempre nello stesso testo la testimonianza della dottoressa Barbieri: «Un altro episodio di cui sono stata testimone, sempre al ristorante 'La Pace', riguarda una straordinaria guarigione di un tracheotomizzato. Rol cenava due tavoli oltre il mio, nel suo consueto tavolo rotondo d'angolo. Era con dei medici che io conoscevo di vista e tra di loro c'era un signore tracheotomizzato. Rol mise le mani sulla sua gola e quell'uomo si alzò di scatto urlando: erano sparite tutte le bende e le ferite. Rol si accorse in quel momento che, tra la folla del ristorante, c'era qualcuno che lo aveva visto in quel preciso istante. Si voltò verso di me e mise l'indice di fronte alla bocca per impormi di non dire niente. Io feci esattamente come mi aveva detto. La sera successiva lo incontrai al ristorante e, come se nulla fosse, gli dissi (riferendomi al miracolo che avevo visto la sera prima): 'Ma dottore, lei che può guarire tutti perché non lo fa?' Lui sorrise e mi disse: 'Perché non è nel karma di tutti essere guariti. Dio si serve della malattia per farci capire tante cose. Quel signore poteva essere guarito e così è stato'».

Maurizio Ternavasio, in Rol. Esperimenti e Testimonianze, contribusce anche su questo aspetto ad aggiungere una importante documentazione:
[Bergandi - al ritorno da una commissione fatta per conto di Rol] «...tornai da lui zoppicando per via di un'infezione estesa a tutta una gamba che mi stava tormentando da qualche tempo. Circa una settimana prima, infatti, per eliminare un callo che mi dava fastidio, ero andato troppo a fondo con il rasoio. Rol se ne accorse, mi chiese che cosa avessi e mi disse di levarmi il calzino. Mi ha sfiorato con una mano, ho avvertito una vampata di calore seguita da un'ondata di freddo. Morale: dopo neanche mezz'ora il gonfiore iniziava ad andarsene, così come il dolore che sin lì m'intorpidiva l'arto».

[Sandro R.] «Correva l'autunno 1981...Mia nonna, che allora aveva 74 anni, soffriva le pene dell'inferno per una terribile nevralgia al trigemino che nessun medico era riuscito a curare nonostante i numerosi consulti richiesti. Un giorno Rol e papà [Beppe Rho, dirigente Comau] si parlano al telefono: "Ti sento preoccupato", dice il primo. "In effetti è così", mia suocera è ormai alla fine, due punture di morfina al giorno non le danno più alcun giovamento". "Non ti preoccupare", ribatte il sensitivo, "dì a tuo figlio di venirmi a prendere subito e vediamo cosa si può fare". Parto immediatamente, una volta arrivato in via Silvio Pellico...scopro un uomo simpatico e di grande carisma che però non riuscivo a guardare negli occhi, tanto penetrante era il suo sguardo. Arriviamo...a casa di mia nonna, e per una mezz'ora si discute di tutto un po'. A un certo momento, mentre vestito di tutto punto parlava con mia madre stando comodamente seduto sulla poltrona, afferra il suo piede destro e come se niente fosse se lo porta dietro la testa. Poi, dopo aver amabilmente intrattenuto l'infermiera facendole molti complimenti, dice: "Adesso sono pronto, possiamo cominciare". A mia madre chiede di afferrare con la mano destra il pollice sinistro della nonna, lui fa altrettanto con il pollice sinistro di mia madre, poi si mette a soffiare per almeno cinque minuti sul pollice destro della nonna per chiudere il cerchio. Io intanto lo guardo: è spossato, bianco, sudato. Quel giorno non fu necessaria la seconda dose di morfina, dopo una decina di trattamenti analoghi mia nonna si è ripresa completamente, tanto che sarebbe morta soltanto dieci anni più tardi di un altro male».

[Elena B.] «Gustavo mi guarda e mi dice: "Lei ha un rene più basso dell'altro, ma ciò non le darà mai particolari fastidi". Lì per lì rimango molto stupita: non avevo mai avuto il minimo problema, e neppure in occasione dei recenti parti era venuta fuori qualche anomalia. Sette anni più tardi avverto una forte colica renale: durante le cure del caso, si scopre che in effetti il rene sinistro era ptosico dalla nascita, ossia decisamente più basso dell'altro».

Corrado M. è un medico dentista il quale, dopo aver conosciuto Rol, ebbe un gravissimo infortunio a un occhio, dovuto allo sganciamento di un tirante del portapacchi dell'auto. «In considerazione della gravità della lesione, i medici avevano programmato l'intervento per l'enucleazione del bulbo oculare. Gustavo veniva a trovarmi in ospedale con una certa regolarità: mi passava la mano vicino alla parte malata, io avvertivo un fluido benefico e dopo ogni visita mi sentivo progressivamente un po' meglio, sino a che l'ipotesi dell'asportazione è stata accantonata per sempre. Un paio di anni più tardi sono stato sottoposto al trapianto del cristallino a Lione, e ho definitavamente risolto così ogni problema. Sono sicuro che senza l'intervento di Rol le cose si sarebbero messe molto male».


pagina precedente

* * * * * * *

Ciò che è stato riportato in queste pagine è una sintesi, peraltro già molto estesa, delle molteplici possibilità di Gustavo Rol.
A
febbraio 2007 abbiamo aggiunto un dossier, dal titolo
Mona Lisa Smile a proposito di un fenomeno tipico di Rol, quello relativo ad immagini che si trasformano da sole. Il dossier prende spunto da un fatto capitato al conduttore televisivo Roberto Giacobbo.
A
marzo 2007, in seguito alla puntata della trasmissione
Enigma dedicata a Gustavo Rol, abbiamo invece cominciato una contro-critica approfondita alle affermazioni dei detrattori, un dossier dal titolo Il Manuale di Paperinik


* * * * * * *

Febbraio 2014: nei 7 anni trascorsi dall'ultimo aggiornamento di questa pagina, sono state pubblicate altre 4 monografie su Gustavo Rol. Annamaria Demeglio ha pubblicato nel 2007 L'altro volto di Rol (Giancarlo Zedde editore), Franco Rol ha pubblicato nel 2008 Il simbolismo di Rol (Lulu Press) e nel 2012 L'Uomo dell'Impossibile. Esperimenti, prodigi, miracoli di Gustavo Adolfo Rol (Lulu Press), Carla Perotti ha pubblicato nel 2013 Gustavo Rol. Il mio primo Maestro (Psiche editrice).

Nel 2008 è stato anche messo in commercio il documentario scritto, prodotto e diretto da Nicolò Bongiorno (figlio di Mike) Rol. Un mondo dietro al mondo (Medusa Video).

In tutte queste iniziative si trovano ulteriori racconti dei prodigi di Gustavo Rol, di cui una sintesi organica può ora essere esplorata nel nuovo sito, nella sezione Le 49 possibilità.



La vita