Il Manuale di Paperinik
(ovvero: come diventare Rol in 5 minuti)

Bufale e illazioni della premiata ditta Tomatis & C.

di Franco Rol

- 31.03.2007 -

«Che Rol non possedesse poteri sovrannaturali, non ci vuole molto a capirlo...»

Piergiorgio Odifreddi, L'Espresso, 03.07.03, p. 135


«...non una delle affermazioni sulle sue abilità illusionistiche contenute nel libro di Mariano Tomatis ROL Realtà O Leggenda è mai stata affrontata da Franco Rol (la tecnica è sempre la stessa: "...libro di Tomatis che qui non stiamo ad affrontare nel dettaglio"), che naturalmente - non essendone in grado - ha scelto la strada della diffamazione dell'autore, accusandolo di malafede, di essere un impostore e quant'altro. Scelte che, da sole, classificano Franco Rol agli occhi di chiunque.»

Mariano Tomatis, 19.10.2006, (gustavorol.net)

CAPITOLO 1

Martelli, bastoni e due di picche

Visto che ci dava un po' fastidio essere finiti probabilmente al fondo della classifica “di chiunque”, abbiamo ritenuto importante per la nostra autostima riconquistare la fiducia dei lettori e cominciare a sottoporre alla loro attenzione una delle affermazioni fatte da Paperinik-Tomatis in merito alle “abilità illusionistiche” (così le chiama lui) di Gustavo Adolfo Rol. E si comprenderà anche il perchè non possiamo per ora prendere in considerazione una analisi dettagliata di tutte le sue affermazioni: sarebbe necessario scrivere una enciclopedia (ma vi vogliamo confidare un segreto: in realtà, l'abbiamo già scritta...) Lo capirete dalla lunghezza di questa pagina, che si focalizza, come detto, solo su UNA delle affermazioni. Lo spunto a iniziare questo dossier ci è stato dato dalla trasmissione Enigma di Corrado Augias, che il 28 marzo 2007 ha dedicato una puntata del programma a Gustavo A. Rol. Ma prima di arrivare a questa trasmissione, ve n'è un'altra dalla quale desideriamo cominciare, quella in cui ha fatto magicamente la sua comparsa il fantomatico...Manuale di Paperinik. Un testo esoterico per iniziati, da fare invidia al Necronomicon... Ma no, di più! Qui siamo di fronte ad un vero e proprio tessssssoro...che istruisce i bambini sin dalla tenera età per poi farli diventare dei veri supereroi (o dei Tomatis). Il luogo sulfureo della comparsa del Libro è Porta a Porta, trasmissione il cui nome acquista ora un adeguato significato iniziatico di dantesche reminescenze...
Il 5 giugno 2003, a seguito di numerosi articoli su Rol su periodici e quotidiani, per il centenario della nascita, Bruno Vespa gli dedicava una puntata speciale. Ne abbiamo già accennato in più occasioni sul nostro sito. Tra gli invitati c'era anche il nostro Tomatis, ben contento di parlare agli italiani di quel furbetto del quartierino che era G. A. Rol, nel tentativo di convincerli che lui di Rol, pur non avendolo mai incontrato, aveva però capito tutto. A noi testimoni non restava che pendere dalla sue labbra per conoscere la soluzione al caso più enigmatico del XX secolo... Ecco cosa Tomatis disse in quella occasione:

«Voglio fare però qualche esempio di testimonianza di prima mano, tra l’altro inedita in letteratura: incontro il restauratore di casa Rol. Era un signore, che si chiama Rinaldo Soncin, della vecchia Torino, che faceva i lavori in casa Rol. E mi racconta che una volta, proprio in casa di Rol, Rol gli chiede di piantare un chiodo in un muro. Lui non aveva con sé gli attrezzi, Rol va nell’altra stanza e porta un martello. Vi faccio vedere che cosa mi ha raccontato, una cosa straordinaria: Rol gli porge il martello – ora, io non sono Rol, non può funzionare, non sono un sensitivo – gli porge il martello e il martello rimane sospeso attaccato alla mano – immaginate senza questa mano [Tomatis tiene una mano tesa in avanti e con l'altra cinge il polso, come per sostenerla]– questo martello rimane sospeso. Allora l’artigiano si avvicina, fa per prenderlo, tira…e niente, il martello rimane aderente alla mano. Ora all’artigiano è venuto in mente: colla? Fili invisibili? Tira, tira…dà un colpo e si stacca. Questo artigiano, che era scettico, gli prende la mano, gliela gira: pulita, non c’era trucco, non c’era fili invisibili. Allora, chiaramente un fenomeno paranormale, senza dubbio. Un magnetismo, una levitazione…di cosa si trattava? Questa la testimonianza. Diamola per vera. Prendiamola esattamente come ce l’hanno raccontata. La possiamo raccontare su un giornale così com’è avvenuta. Se però ci limitiamo a questo, questo è un fenomeno paranormale. Ma se a fare l’intervista è un prestigiatore, come nel caso avevo la fortuna di essere io lì, mi si è accesa la lampadina, ho avuto un dejà vu : eravamo nella sua bottega, c’era lì un martello, gli dico: “Guardi, col massimo rispetto per Rol, il suo raccconto mi ricorda molto un gioco che mi faceva mio nonno quando ero bambino, che mi illudeva. Ecco, prenda il martello” [Tomatis fa il gesto facendo rimanere il martello attaccato al palmo della mano. I presenti commentano divertiti. Silvan, che è presente in studio, con un misto di sufficienza e soddisfazione, commenta: «È un gioco da bambini!» Poi Tomatis conclude :] Questo gioco è spiegato sul Manuale di Paperinik»

[Al che, dopo vari commenti degli ospiti, Bruno Vespa chiede a Tomatis:]
«Ma a casa Rol, il martello rimaneva attaccato alla mano o a mezz’aria?»

[Tomatis]
«Era interessante questo, perché la reazione dell’artigiano fu questa: lui non capì il trucco, fece per tirare, vedeva che la mano come nella sua descrizione seguiva il martello, alzò gli occhi, annuì e disse: "Come vent’anni fa!” Poi si girò verso l’amico che mi aveva portato da lui e gli disse: "Ma ha anche lui i suoi poteri?” Per lui era più facile ipotizzare che anch’io avessi i poteri di Rol, che non mettere in dubbio che Rol fosse un vero sensitivo. Io a tanti testimoni a cui io ho ripetuto i fenomeni di Rol, la reazione è sempre stata: “L’avrebbe invitata a casa sua, perché anche lei ha i suoi poteri.” Tanti mi attribuiscono poteri che io non ho».

*

Nel racconto di Tomatis vi sono alcuni elementi che meritano di essere messi in rilievo sin da subito:

1) «[Rol] gli porge il martello e il martello rimane sospeso attaccato alla mano – immaginate senza questa mano – questo martello rimane sospeso.»

Come avremo modo di vedere più avanti, la caratteristica essenziale di questo fenomeno - che è la discriminante tra gioco da bambini e prodigio autentico - è che esso viene fatto con una mano sola, proprio come, forse inconsciamente, fa osservare Tomatis: «immaginate senza questa mano».

2) «Questo artigiano, che era scettico...»

Nel suo libro Rol: Realtà O Leggenda, Tomatis scrive:

«...ciò che accomuna tutti gli ospiti da lui più graditi è la fede nel paranormale; gli scettici non erano ammessi al suo cospetto(p.61)

«Abbandonando ogni scetticismo, i sostenitori di Gustavo Rol sembrano non aver dubbi...» (p. 25)

«...la straordinarietà di quanto Rol faceva non derivava soltanto dal meccanismo che stava alla base dell'effetto ottenuto, ma anche - e soprattutto - dalla tacita cooperazione del pubblico, che - abbandonando ogni scetticismo - preferiva, a spiegazioni perfettamente razionali, interpretazioni "straordinarie".» (p.58)

Confermiamo che la maggioranza dei testimoni di Rol (compreso chi scrive) non hanno potuto fare a meno di abbandonare ogni scetticismo DOPO averlo frequentato, non PRIMA, come dimostra l'atteggiamento di Soncin. Alcuni anni fa, il 22 maggio 2003, avevamo scritto una pagina su questo sito dal titolo “Scetticismo Inversamente Proporzionale”, in cui facevamo notare che «lo scetticismo nei confronti di Rol è, in media, inversamente proporzionale alle volte che gli scettici lo hanno incontrato: con l'aumento degli incontri infatti, lo scetticismo tende a diminuire, tanto che, da 3/4 incontri in poi, anche per i più coriacei positivisti scompare del tutto. Lo scetticismo, quindi, decresce con l'aumento degli incontri. »

3) «Un magnetismo, una levitazione…di cosa si trattava?»

Buona la prima.

4) «Ma se a fare l’intervista è un prestigiatore... mi si è accesa la lampadina, ho avuto un dejà vu

Difficile dire di quanti watt sia questa lampadina, a noi la sua luce perviene estremamente sfuocata. Paperinik in versione Pitagorico confessa anche un suo potere nascosto: il deja vu. Nella sua mente esisteva, già preconfezionato, il cortometraggio di un gioco di prestigio che pareva essere lo stesso raccontato dal sig. Soncin. Poichè il titolo del film sembrava lo stesso, era del tutto inutile stare ad ascoltare che cosa Soncin aveva da dire. Tomatis lo aveva già visto, non aveva bisogno di altro, poteva tranquillamente farne la recensione. Purtroppo per lui, era la recensione del film sbagliato. E questo perchè, per usare le parole dello stesso Tomatis, «i pregiudizi influenzano la testimonianza» (p. 60 op.cit.). Ed è sempre lui a scrivere:

«...l'uomo crede più facilmente vero ciò che preferisce sia vero. Respinge dunque le cose difficili perché è impaziente nella ricerca» (p.60)

«Anche in tribunale è considerata come sospetta, se non inutilizzabile, la testimonianza di chi è interessato a che il fatto intorno a cui verte la testimonianza stessa venga giudicato in un modo piuttosto che in un altro, anche in mancanza di una deliberata volontà di trarre in inganno chi ascolta. Alla base di questo criterio sta la considerazione per cui i nostri desideri e le nostre aspirazioni agiscono, senza che noi ce ne rendiamo conto, sul nostro modo di considerare la realtà» (p.60)

«...se già abbiamo un'opinione su un certo fatto, diffiicilmente questa potrà essere rimossa e qualsiasi elemento che la contrasti sarà da noi sottovalutato; tenderemo, invece, a sottolineare gli elementi che la confermano. Si tratta di una natura e inerzia di fronte alle prime opinioni che ci formiamo su un dato oggetto.» (p. 62)

«Un altro meccanismo spontaneo nella formazione dei ricordi è la predisposizione a semplificare situazioni complesse, riducendo molteplici stimoli - anche in contraddizione tra loro - a schemi rigidi nei quali gli elementi stessi vengono deformati per entrare nella logica ipotizzata.» (p. 81)

Una analisi integrale del “caso Rol” rivela non solo che le affermazioni dei detrattori sono tutte inquadrabili in analisi errate dei fatti, dovute alla superficialità di indagine nonché ai radicati pregiudizi (due caratteristiche anti-scentifiche par excellence), ma anche che solo una piccola minoranza dei testimoni (se ne contano - tra quelli che fino ad oggi hanno fatto conoscere la loro testimonianza - circa 200) può dirsi affetta da questo virus anti-razionale.

5) «...il suo racconto mi ricorda molto un gioco che mi faceva mio nonno quando ero bambino, che mi illudeva.»

Una affermazione che può essere rivelatrice sul percorso psicologico del nostro autore. Chissà, forse fu da quel momento che entrò in gioco il Manuale di Paperinik...Ammettiamo, sinceramente, una certa compassione per Tomatis, il quale ha probabilmente visto svanire sin da piccolo la possibilità di un percorso immaginativo, oltre che razionale, tale da attivare in modo equilibrato le configurazioni di neuroni nei due emisferi cerebrali. In parole semplici, il fatto di averlo informato da subito che Babbo Natale non esisteva ha precluso alcuni canali percettivi fondamentali per la presa di coscienza di ciò che trascende i sensi fisici. E sia chiaro che, pur noi facendo dell'ironia, stiamo parlando di cose molto serie e concrete. La compassione è dovuta al fatto che noi abbiamo avuto una fortuna di cui non abbiamo alcun merito, e cioè quella che da bambini abbiamo conosciuto G.A. Rol, e da ragazzi abbiamo visto i suoi esperimenti. In certo qual modo, il nostro percorso è stato parallelo e opposto a quello di Tomatis. Forse, se il destino avesse scambiato i ruoli, noi saremmo lui e viceversa. Questo si chiama karma. E uno dei modi per resettare il karma è eliminare tutti i pregiudizi, che sono il risultato delle esperienze pregresse di ogni individuo, attenendosi oggettivamente ai fatti, quand'anche siano in contrasto con i propri schemi mentali.

6) «...la reazione dell’artigiano fu questa: lui non capì il trucco, fece per tirare, vedeva che la mano come nella sua descrizione seguiva il martello alzò gli occhi, annuì e disse: “Come vent’anni fa!“»

Il sig. Soncin è stato certamente sorpreso nel vedere un effetto simile a quello visto fare da Rol. Sul momento, l'inaspettato impatto emotivo, che non consente ancora alcuna analisi su ciò di cui si è stati testimoni, non gli ha permesso di avere il tempo per fare un raffronto con l'episodio di vent'anni prima. La sua reazione è quindi pienamente giustificata. Apparentemente sembrava lo stesso fenomeno. Si può immaginare l'ingorgo di pensieri ed emozioni che hanno colpito Soncin in quel momento. E la baldanza e sicurezza del Tomatis che era convinto di aver replicato un esperimento di Rol hanno giocato come facoltà di suggestione ulteriore sul temporaneo black out analitico dell'artigiano. Se Tomatis, invece di fare il pavone, avesse fatto l'investigatore, avrebbe dovuto successivamente chiedere a Soncin: «Senta, si ricorda in che posizione era Gustavo Rol, come erano disposte tutte e due le mani?» Noi, che pur abbiamo abbandonato ogni scetticismo, questa domanda a Soncin l'abbiamo fatta. Se siete impazienti e volete subito conoscere la risposta, vi basta scorrere verso il fondo della pagina dove troverete una soluzione scritta, una audio e una fotografica. Se invece siete aspiranti Sherlock Holmes, tenete duro e continuate la lettura.

7) «...a tanti testimoni a cui io ho ripetuto i fenomeni di Rol, la reazione è sempre stata: “L’avrebbe invitata a casa sua, perché anche lei ha i suoi poteri...”.»

Questa affermazione è un tipico esempio di forzatura psicologica a cui sia i prestigiatori sia coloro che vogliono far pendere la bilancia di una opinione più da una parte che dall'altra ricorrono in modo sistematico. Il libro di Tomatis, così come il suo sito, è una costellazione di forzature, esagerazioni, alterazioni dei fatti. Egli afferma di aver «ripetuto i fenomeni di Rol» «a tanti testimoni». Strano, perchè l'unica persona di cui fa nome e cognome è proprio Rinaldo Soncin, limitandosi ad altre due o tre testimonianze molto vaghe senza alcuna possibilità di verifica. Tra l'altro, Soncin abita nella stessa via di Tomatis, e si può immaginare quale fatica abbia fatto per raccogliere la sua testimonianza...
Piuttosto, noi ricordiamo di essere andati al convegno nazionale del CICAP del giugno 2003, al Politecnico di Torino, dove Tomatis si era prodigato nel “ripetere un esperimento di Rol” con le carte. Evidentemente ci consideriamo testimoni privilegiati, perchè abbiamo visto sia gli esperimenti di Rol che i giochini di Tomatis (così come quelli di altri prestigiatori, in altre occasioni, che hanno preteso di fare Rol). Già lo avevamo detto su questo sito, ma lo ripetiamo: i due fenomeni, sia nell'effetto che nella causa, sono COMPLETAMENTE e RADICALMENTE diversi.

*

Bene, dopo questo settuplice aperitivo, occorre riferire anche la versione scritta dell'episodio di Soncin che Tomatis aveva dato nel suo libro (uscito un mese prima della trasmissione). Questo perchè, oltre a completare e a ribadire le direttive del suo approccio investigativo e analitico, sgombra il campo da eventuali lapsus che possono capitare a chi si trovi a parlare in televisione. E approfittiamo qui, tra parentesi, per segnalare un errore in cui siamo incorsi noi quando fummo invitati a parlare di Rol alla trasmissione Uno mattina (RAI 1) del 16 aprile 2004, insieme a Paola Giovetti. In quell'occasione (in diretta) avevamo detto che Rol da giovane era stato «tre anni» in un convento, accorgendoci dell'errore - inconscio, perchè sapevamo perfettamente che in convento ci era stato tre mesi - solo successivamente rivedendo la trasmissione. Per questo, la versione scritta di Tomatis, pur se ripetitiva, è necessaria. Eccola:

«Le analisi fin qui presentate non hanno esclusivamente un valore "teorico" e hanno infatti trovato precise conferme nell'indagine da me intrapresa. Una mattina l’amico Valerio Bovolenta mi accompagnò da Rinaldo Soncin, artigiano torinese che aveva frequentato per anni la casa di Gustavo Rol per eseguire piccoli lavori di riparazione. In un'occasione costui aveva assistito a un fenomeno inspiegabile. Mi raccontò che doveva eseguire una piccola riparazione, ma non aveva con sé gli attrezzi; Rol si era assentato un istante ed era tornato con un martello in mano. Gliel'aveva offerto, ma - misteriosamente - pur avendo la mano perfettamente aperta, il martello non cadeva, sfidando così la forza di gravità. L'artigiano aveva provato ad afferrarlo, ma tirando verso il basso il martello non si separava dalla mano, che invece seguiva l'attrezzo. Una descrizione che aveva certamente dell'incredibile. Soncin, a quell'epoca, aveva fatto diverse ipotesi sul possibile trucco utilizzato: colla? fili invisibili? Non appena il martello si era staccato, l'artigiano aveva afferrato il polso e voltato la mano di Rol, ma su questa non era rimasta alcuna traccia di sostanze adesive né di strani "attrezzi". Un fenomeno certamente inspiegabile.
Offro ai miei lettori una riflessione: se io non fossi stato un illusionista avrei potuto accontentarmi di questa descrizione e riportare - magari su qualche settimanale "popolare" - l'ennesimo resoconto di un fenomeno miracoloso prodotto da Gustavo Rol. Come prestigiatore, però, la descrizione aveva suscitato in me un deja-vù ... A differenza di tutti quelli che per anni avevano avanzato ipotesi "paranormali" per spiegare fatti come questo, io mi trovai a formulare un'ipotesi "normale", che non coinvolgesse a tutti i costi il sovrannaturale. Poiché ci trovavamo proprio nella bottega di Soncin, che aveva assistito al prodigio, non mi fu difficile prendere in mano un martello che si trovava su un tavolo e porgerglielo. Lo invitai ad afferrarlo, ma l'attrezzo non si staccava dalla mia mano aperta, per quanto egli tirasse verso il basso. Si voltò verso il mio amico e gli disse: "Proprio come quella volta!" e poi, rivolto a me: "Anche tu hai i suoi poteri?". Gli feci vedere che non avevo colla né fili. Era stato testimone di due fenomeni identici a distanza di alcuni anni, uno dei quali - il mio - del tutto "normale". Che dire a questo punto dell'altro?
Il metodo da me utilizzato si trova descritto in qualsiasi manuale di giochi di prestigio per bambini, e viene in genere suggerito per far “Ievitare" una bacchetta magica. Naturalmente in nessun libro si parla di martelli: io avevo semplicemente isolato il principio su cui l'effetto si basava e l'avevo applicato a un oggetto solitamente estraneo al mondo della magia. Il trucco, tra l'altro, non sfruttava alcun oggetto estraneo: né colla, né fili, né alcun supporto particolare. Era un gioco chiamato in gergo - impromptu, eseguibile cioè senza alcuna preparazione e utilizzando soltanto un normale martello. L'artigiano si era dimenticato di un particolare che, all'epoca, aveva ritenuto del tutto insignificante, ma che invece costituiva la "chiave" interpretativa del fenomeno. Quando io, prestigiatore, avevo riprodotto il fenomeno con un trucco, avevo rievocato in lui il ricordo del particolare rimosso: la mano sinistra stretta intorno al polso della mano destra che reggeva il martello. D'altra parte, come abbiamo in parte visto finora, questa ricostruzione, determinante per un'interpretazione corretta dei fenomeni attribuiti a Rol, è impossibile per chi non abbia una conoscenza approfondita dell'arte magica e dei suoi principi.»
(p. 83)

Vediamo alcuni elementi (corsivi nostri):

1) «Soncin, a quell'epoca, aveva fatto diverse ipotesi sul possibile trucco utilizzato: colla? fili invisibili? Non appena il martello si era staccato, l'artigiano aveva afferrato il polso e voltato la mano di Rol»

Questa precisa descrizione del comportamento di Soncin dimostra che egli, come quasi tutti i testimoni di Rol, non era disposto ad accettare per oro colato quanto vedeva, ma desiderava sottoporre, per quanto possibile, a verifica i fatti di cui era stato testimone. Proprio il contrario di ciò che scrive Tomatis, che contraddice se stesso in maniera evidente:

«...la profonda fiducia che le persone più vicine a lui provavano nei suoi confronti impediva loro di ipotizzare, anche solo lontanamente, che stesse utilizzando dei trucchi per realizzare i suoi fenomeni.» (p. 64)

«L'assoluta assenza di senso critico nei testimoni dei fenomeni prodotti da Rol si può constatare leggendo le loro affermazioni: l’potesi che potesse esserci un qualche trucco non era nemmeno presa in considerazione(p. 61)

A margine di quest'ultima citazione, vorremmo che il lettore si soffermasse sulla frase: «L'assoluta assenza di senso critico nei testimoni». Il Tomatis aveva detto che le nostre affermazioni sul suo conto ci classificavano in un determinato modo. Ma se noi le abbiamo fatte, è stato proprio sulla base delle sue, che lo classificano ancora di più.
Tornando al nostro episodio, la reazione risoluta e quasi brusca di Soncin (afferrare mano e polso di Rol) dimostra che egli non aveva alcun timore o ipocrita genuflessione nei suoi confronti, come invece Tomatis vorrebbe far passare l'atteggiamento generale dei testimoni e degli amici di Rol. Scrive infatti:

«È difficile pensare che qualcuno ammesso in casa Rol, guardato da tutti come una rarità, una persona baciata dalla fortuna, fosse indotto anche lontanamente a gettare sospetti sulle attività del padrone di casa.» (p. 71)

«...non era nell'interesse di nessuno opporre resistenza.» (p. 67)

«Gli ospiti, per evitare reazioni negative da parte di Rol, gli permettevano addirittura di scegliere per loro i migliori posti a sedere, abbandonandosi a lui docilmente(p. 68)

«...mostrarsi condiscendenti era un ottimo modo per "avvicinarsi".» (p. 69)

«Un atteggiamento critico avrebbe ovviamente compromesso tale privilegio. Gli psicologi sociali sanno bene che l'idea di una perdita potenziale gioca un ruolo molto importante nei processi della decisione umana...» (p. 71)

La lista di persone inizialmente scettica su Rol, poi ricredutasi dopo una sufficiente frequentazione è molto lunga. Non ne daremo conto qui, per non appesantire eccessivamente il discorso, ma siamo pronti a farlo alla prima occasione utile. Così come non staremo a fare esempi che contraddicono la presunta docilità dei testimoni. Diciamo solo che quelle del Tomatis sono pure illazioni completamente avulse dalla realtà, che non corrispondono affatto al rapporto che c'era tra Rol e le persone che lo frequentavano.

2) «...se io non fossi stato un illusionista avrei potuto accontentarmi di questa descrizione...» «...mi trovai a formulare un'ipotesi "normale", che non coinvolgesse a tutti i costi il sovrannaturale.»

Sulla base di quanto ci ha raccontato Soncin, poi confermato da altri episodi analoghi, Tomatis si è trovato a formulare una ipotesi senza prima aver raccolto tutti i dati utili (o avendo addirittura fatto finta di non vederli, come altre sue analisi dimostrano incontrovertibilmente, materia per i prossimi capitoli di questo dossier).

3) «Il metodo da me utilizzato si trova descritto in qualsiasi manuale di giochi di prestigio per bambin

Dovremo aspettare Porta a Porta per sapere che il testo di riferimento era il Manuale di Paperinik. La domanda che facciamo ai lettori è la seguente: secondo voi è plausibile che Rol sia diventato Rol facendo giochi di prestigio elementari? Che potrebbe fare un qualunque bambino? Chi si accontenta di una risposta affermativa di certo non può pensare di fare appello alla ragione. E anche quando Rol qualche scherzo infantile lo abbia fatto (si ricordi la nostra stima dello 0,5%) aveva le sue buone motivazioni, e comunque era anche un gran burlone. Negli altri casi era invece molto, molto serio, e di certo non c'è niente da scherzare quando si parla di malattie fulminanti previste con precisione, di morti e di tragedie di varia natura.

4) «L'artigiano si era dimenticato di un particolare che, all'epoca, aveva ritenuto del tutto insignificante, ma che invece costituiva la "chiave" interpretativa del fenomeno. Quando io, prestigiatore, avevo riprodotto il fenomeno con un trucco, avevo rievocato in lui il ricordo del particolare rimosso: la mano sinistra stretta intorno al polso della mano destra che reggeva il martello.»

Qui facciamo fatica a capire se Tomatis stia mentendo chiaramente, oppure se si è auto-convinto che davvero Soncin si è ricordato del “particolare” rimosso, con un processo di autosuggestione davvero sorprendente. Più che aver «rievocato in lui il ricordo» crediamo che abbia «inserito nel suo racconto un finto ricordo» per far quadrare i conti della sua scenneggiatura (o meglio, sceneggiata). In ogni caso noi la consideriamo una sfacciata forzatura, che viene smentita dalla verifica dei fatti. È quindi opportuno ora sottoporre al giudizio del lettore la testimonianza autentica di Rinaldo Soncin, fornita da lui stesso allo scrivente nel mese di novembre 2006, e qui di seguito riprodotta dall'audio che potete ascoltare contestualmente.

[Soncin]
«Allora, ero in casa dal dottor Rol e mi chiede se per favore gli appendo un quadro. Gli ho detto che non ho il necessario, il martello. E allora lui è andato di là [in un’altra stanza] e me l’ha portato. Mi dà il martello in mano e non si stacca dallla sua mano. Allora provo a tirare – con la mano aveva il martello e l’altra era appoggiata allo stipite della porta. Visto che non si stacca il martello gli ho preso in mano il suo polso, ho tirato con forza finchè si è staccato. Ho controllato il martello, non aveva nessun segno di adesivi e colle, e neanche la sua mano, e sono rimasto...».

[F.R.]
«E la mano - diceva che era arrossata»

[Soncin]
«Era un po’ arrossata ... ma poi con la mano tutta allargata, tutta aperta e il martello non veniva via, mi sono chiesto come sia...
Io ho subito guardato se c’era un adesivo: non c’era niente. E lì ho appeso il quadro – ho piantato il chiodino, e lui se ne è andato poi di là. Mi ha guardato con il sorrisino…».

[F.R.]
«Si ricorda quale mano era, se era la sinistra o la destra?».

[Soncin]
«Allora...la mano... - il pollice era girato da questa parte - era la sinistra, e la mano destra era appoggiata alla porta, e aveva le gambe e... i piedi accavallati uno con l’altro, in piedi. Ho pensato come aveva potuto fare, ma non sono riuscito a...»

[F.R.]
«Questo a casa sua [di Rol] in che zona? Nel salone...?».

[Soncin]
«Allora, lui quando entrava in casa faceva dei giri viziosi...era un alloggio...era una porta interna che comunicava con una cameretta. E io stavo facendo i lavori, proprio lì, di verniciatura a stoppino. Ecco perché quel giorno nella mia borsa attrezzi avevo solo il necessario per la verniciatura, non avevo tenaglie, martello, pinze, chiodi…niente, solo roba per verniciatura. Ecco perché ha dovuto fornirmi lui il martello. Io ho pensato: ma come mai sto martello non si stacca...?!».

[F.R.]
«E poi il martello lei l'ha guardato, era un martello normalissimo?».

[Soncin]
«Normalissimo, non aveva segno di nessun trucco, nessuna colla nel manico, e anche nella sua mano non vi era traccia di niente».

Affinchè non vi sia ombra di dubbio su quale fosse la posizione di Rol, abbiamo chiesto a Soncin di mostrarcela e di posare per la nostra macchina fotografica. La foto è stata scattata presso il suo laboratorio artigianale.



Rinaldo Soncin, mentre mostra la posizione di Rol durante l'esperimento del martello
(© Archivio Franco Rol)


Crediamo che l'immagine non lasci spazio a dubbi nè alle fantasiose ipotesi di Tomatis, il quale nel finale del suo racconto dice anche:

5) «..questa ricostruzione...è impossibile per chi non abbia una conoscenza approfondita dell'arte magica e dei suoi principi.» (p. 83)

Sembra un episodio di Ai confini della Realtà... Noi crediamo che Tomatis sia stato molto bravo a...illudere se stesso!
Comunque l'episodio di Soncin non è il solo del genere. Per esempio tra le interviste che Nicolò Bongiorno, figlio del conduttore televisivo Mike Bongiorno, ha raccolto per il suo documentario Gustavo Rol. I confini dell'anima (nei prossimi mesi in distribuzione), ve ne sono due, inedite, proprio su questo soggetto.
Il sig. Oddone Camerana, che ha conosciuto Rol da ragazzino negli anni '50, a un pranzo di matrimonio, racconta:

«Durante il banchetto Gustavo Rol allungava la mano sulla quale aveva posto un coltello e una forchetta, e diceva ai ragazzini: “Provate a togliermela” e nessuno riusciva a strappargliela di mano»

Ma un episodio più significativo è quello raccontato da Rosa D'Agostino, custode dello stabile dove abitava  Rol. E qui arriviamo finalmente alla trasmissione Enigma del 28 marzo 2007. Infatti è stata intervistata sia da Bongiorno, sia dal programma di Corrado Augias. Ecco l'intervista di Enigma :

«Ha preso il bastone, e l’ha attaccato qui, praticamente qui [e indica il palmo della mano destra], l’ha attaccato proprio lungo, disteso – il bastone – dritto, e lui con la mano dritta così [mostra il braccio destro teso con il palmo della mano orizzontale, parallelo al suolo], e mi dice: «Ora cerca di staccarlo dalla mia mano». Io con tutte le mie forze ho cercato di staccarlo. Niente da fare, non si è staccato, per niente, è rimasto attaccato. Poi lui all’improvviso ha tirato fuori la mano e ha riposto il bastone…»

Che sia lo stesso fenomeno non vi sono dubbi. Quel che è curioso, è che con tutti i possibili prodigi che potevano far da protagonisti nelle due principali - fino ad oggi - trasmissioni televisive che hanno parlato di Rol, Porta a Porta ed Enigma, ha tenuto banco questo qui, in una il martello e nell'altra il bastone. Sì perchè Augias non si è limitato a proporre l'intervista, ma ha voluto commentare estesamente la testimonianza della signora D'Agostino. E questo perchè Tomatis, che era invitato in studio, forse di nuovo convinto di sapere come stavano le cose (un altro deja vu !) si è prodigato prima del programma di istruire anche Augias sul mitico giochino del Manuale di Paperinik... E così abbiamo visto un Augias improvvisarsi illusionista...prendere un bastone in mano e alzarlo magicamente da terra...Che spettacolo! Ecco cosa ha detto Augias:

«Io adesso cercherò di ripetere - avete sentito quella ragazza che diceva di essere rimasta molto impressionata dal fatto che Rol facesse levitare un oggetto pesante per pura forza magnetica. Io non ho un oggetto pesante, ma ho tuttavia un oggetto – una solida canna da passeggio, abbastanza elegante – che stringo solidamente nella mano destra, poi cingo fortemente il polso destro con la mano sinistra in modo da assicurare la stabilità dell’oggetto, lo pongo così, [Augias mette il bastone orizzontale attaccato al palmo della mano] e provo ad aprire le dita. Ecco, come vedete, concentrandosi molto, la bacchetta rimane – anche se con una certa pena – attaccata alla mano. Questo è l’esperimento. Magia? Guardate questa stampa ottocentesca alle mie spalle. [si apre un siparietto con un ingrandimento di un testo dove si spiega questo trucco] Questo è il famoso esperimento del bastone volante, della bacchetta volante, perché il trucco è…io metto il dito indice – che qui non si vede – sotto, a reggere la bacchetta, per cui l’illusione della sospensione magnetica è praticamente perfetta, ma è anche un trucco che un dilettante come me può fare».

Non sappiamo quali siano le reali conclusioni personali alle quali Augias è giunto. Non è sembrato convinto di nessuna delle due ipotesi.
Ma mentre lui faceva una sorta di cabaret scientifico, in via Silvio Pellico nello stabile di Rol i mormorii salivano, e da molti appartamenti. Soprattutto in quello della sig.ra D'Agostino, la quale è rimasta allibita di come la sua testimonianza fosse stata interpretata in modo indiscriminato senza che lei fosse interpellata per avere maggiori dettagli. Ma la signora Rosa ha avuto la fortuna, il giorno successivo alla trasmissione, di incontrare noi, interessati invece a conoscere quei dettagli che evidentemente altri considerano superflui. Anche noi, come Tomatis, abbiamo avuto un deja vu. Sospettavamo che quanto visto dalla sig.ra D'Agostino avesse le stesse caratteristiche dell'episodio di Soncin. Ecco qui di seguito i dettagli, sia per iscritto, che in audio. Giudicate un po' voi...

[Rosa]
«Come tutte le mattine, che porto la posta, tutte le volte che arrivavo dietro la porta sua, che suonavo due volte, Anna veniva ad aprir la porta - la sua domestica - e lui gridava dalla camera da letto:
«Chi è? Rosa? La faccia passare, la faccia entrare», e lui dice: «Una sferzata di sorriso, un raggio di sole qui dentro»
«E perchè?», dico, «è triste stamattina dottore?»
«Noo, mai essere triste! Ma lei porta un tono di...così, un raggio di sole»
E dico: «Va bene, la ringrazio (...), Come va dottore?»
«Eh bene insomma, un po' di acciacchini qua e là»
E lui...chiedeva anche a me come stavo, perchè io anche ho avuto dei problemi alle gambe, e poi anche tramite lui...sono guarita molto bene - dei consigli che mi ha dato, anche questa è un'altra cosa che tanta gente non sa. E allora lui si alzò - era seduto sul suo letto - si alzò e disse: mi prenda quel bastone». Io ho preso il bastone che era appoggiato vicino al comò che aveva in camera da letto - come si entra subito sulla destra.
Ho preso il bastone, gliel'ho dato, lui l'ha preso - diciamo a metà bastone - l'ha preso, ha messo il braccio dritto, il braccio destro dritto, completamente dritto, da solo - anzi le dirò di più, la mano ce l'aveva qua dietro lui, ce l'aveva qua dietro - guardi, come se fosse adesso» [mette la mano dietro la schiena, all'altezza dei fianchi]

[F.R.]
«Dietro la schiena...?»

«Sì, dietro la schiena, dietro la schiena. Il bastone era attaccato fortemente alla mano, e disse a me: «Staccalo se riesci», e io forte, forte...«Ma non viene via dottore, come fa? ma c'è un trucco?»
Poi ho fatto così, ho guardato...«Ma noo!», dico, «dottore, ma...come fa a tenerlo? Me lo spieghi! Come fa a tenerlo?»
«Niente», dice, «Lei riesce a staccarlo?»
«No, dottore, non riesco, ma mi dica come fa!»
«Rosa, così da solo si tiene».
Sempre soltanto con una mano, abbiamo parlato così due o tre minuti! Continuavo a dirle: come fa? come fa? E lui aveva il braccio...destro teso, in piedi vicino a me, e io continuavo a tirare. Il bastone non è venuto via.

[F.R.]
«Come era vestito?»

[Rosa]
«Era vestito con una t-shirt bianca e i boxer bianchi»

[F.R.]
«Quindi una t-shirt maniche corte...»

[Rosa]
«Sì, maniche corte...e un boxer bianco, perchè lui si era appena svegliato, forse aveva fatto colazione, non lo so, però era lì in camera, magari sfogliava il giornale...»

[F.R.]
«Quanti anni aveva?»

[Rosa]
«Eh, io penso che dopo quasi quattro anni che ero qui, nell'88, forse era nel... - era già mancata sua moglie - forse nel '93, nel '94 - penso -. Quindi lui era del '03..., è morto a 91 anni...quindi 91 anni compiuti...
E il bastone era a metà, non lo teneva assolutamente con un braccio, perchè con l'altro braccio era dietro la schiena - questo me lo ricordo bene - e il braccio molto molto teso...»

*

Ora, immaginiamo per un momento di fare gli scettici. Immaginiamo, pur contro l'evidenza, che sia Soncin che D'Agostino non ricordino esattamente cosa è successo, oppure che abbiano alterato il loro ricordo per rendere inattaccabile la loro testimonianza. Uno scettico irriducibile direbbe questo. Non stiamo ad indicare tutte le ragioni per le quali riteniamo questa ipotesi assai improbabile. Ne basta solo una: può un uomo di 90 o 91 anni riuscire a sostenere con un solo dito un bastone (con un manico d'argento, quindi di peso medio) sollecitato per «due o tre minuti» in senso contrario da una forza discreta e ripetitiva come quella esercitata dalla signora D'Agostino? Se avete un parente di quella età, provate a fargli fare questo giochino e vedere cosa succede...Lo stesso Augias, che non ha 90 anni e che ha provato da solo senza che qualcuno lo sollecitasse in senso contrario, dice che «la bacchetta rimane – anche se con una certa pena – attaccata alla mano».

*

E concludiamo, almeno per adesso, questo capitolo. Lo facciamo citando ancora un episodio che potrebbe fornire la chiave di lettura corretta del fenomeno di cui ci siamo occupati (una delle 49 CLASSI di fenomeni che abbiamo catalogato). Si tratta di un episodio raccontato dalla giornalista Marisa Di Bartolo per il mensile Astra del 1° giugno 1987:

«...il grande amico volle, quel pomeriggio, fare per me qualcosa che, per quanto ne sappia, è rimasta unica. Ero di nuovo seduta davanti a lui, quando mi invitò a spostare uno dei pesanti blocchi di marmo sotto lo specchio. Io cercai di farlo, ma non riuscii a smuovere il masso neppure di una frazione di millimetro. "È impossibile", dissi. Rol allora si avvicinò, si piegò verso il masso, appoggiò la mano aperta su uno spigolo laterale, e assai lentamente, cominciò a sollevarlo, come se si fosse trattato di una scatola di cartone incollata sul palmo. Si raddrizzò completamente in tutta la sua altezza, distese il braccio verso il soffitto e rimase così, immobile, fissando il macigno sempre aderente alla sua mano. "Com'è forte" pensavo, molto impressionata di quella che ritenevo una dimostrazione di incredibile potenza muscolare (anche un atleta sollevatore di pesi avrebbe avuto bisogno, per compiere tale, prodigioso sforzo, di tutte e due le braccia). Ma, da ciò che avvenne dopo, fui costretta a rendermi conto di quanto di "diverso" ci fosse in quell'esibizione. Rol sempre molto lentamente, aprì la mano e il masso rimase sospeso per aria, come avvolto in una polvere scintillante! Lo fissò a lungo, poi riavvicinò allo spigolo la sua mano protesa e sempre muovendosi al rallentatore lo riappoggiò a terra.
In un'improvvisa ansia di verifica, non potei fare a meno di esclamare: "Voglio vedere meglio! Lo faccia di nuovo!". Ma Rol rispose: "Per carità! Mi ci vogliono due ore per ricaricarmi !". E mi spiegò che quanto avevo visto era dovuto a un fenomeno di "magnetismo", ma non mi volle chiarire come questo fatto "magnetico" avesse potuto verificarsi.»


* * * * * * *

CAPITOLO 2

L'esperimento “clown“ ,
o la pagliacciata di un Ispettor Clouseau.

o forse ancor meglio: “l'esperimento clou-seau”

– 19.02.2009 (giovedì grasso) –

In occasione del carnevale e dell'uscita in questi giorni della nuova edizione del libro di Giorgio di Simone, “Oltre l'umano. Gustavo Adolfo Rol”, nella quale si trovano alcuni nostri contributi, ci è sembrato opportuno affrontare una seconda affermazione di Tomatis in merito alle presunte «abilità illusionistiche» di G.A. Rol che egli pretende aver individuate.
Sin dal 2002, congiuntamente all'“esperimento del martello” di cui parliamo più sopra, Tomatis ha riproposto più volte un suo cavallo di battaglia, ovvero la critica al resoconto di un esperimento piuttosto complesso a cui hanno assistito e ne hanno scritto sia il giornalista Remo Lugli che l'architetto e studioso di parapsicologia Giorgio di Simone, esperimento che quest'ultimo ha definito “clou”, ovvero il culmine, e anche l'ultimo (in data 10 marzo 1973) degli esperimenti cui poté assistere durante i suoi incontri con Rol. Così comincia il resoconto di Di Simone:

«Ed, ecco, verso la fine della serata, quasi come per lasciare il “tempo” ai coadiutori invisibili di organizzarsi, ecco esplodere l’esperimento clou, grandioso nella sua estrema complessità operativa, nel suo intrico di fatti paranormali diversamente classificabili, e che danno la misura – probabilmente non completa – dei poteri di Gustavo A. Rol». (Oltre l'umano. Gustavo Adolfo Rol, p. 112 n.e.)

Essendo il racconto piuttosto lungo, così come la critica di Tomatis, qui saremo molto sintetici, focalizzandoci sulla parte finale dell'esperimento, che è anche quella su cui Tomatis insiste maggiormente, rimandando per gli altri dettagli al testo di Di Simone e all'Appendice che abbiamo scritta per la nuova edizione, così come al libro di Lugli (Gustavo Rol. Una vita di prodigi, pp. 59-61).

Scrive Di Simone:

«- Rol fa prendere a M.M. e Andreana i due mazzi posti fuori dal tavolo; ne fa porre uno sotto il tappeto, davanti a M.M., mentre l’altro viene lasciato sul tavolo, vicino agli altri.
C’è ora una pausa d’attesa, con una breve conversazione dalla quale emerge un quesito che riguarda la possibilità scientifica di trovare una chiave di quei fenomeni straordinari.
- Vengono portati dei normali fogli di carta bianca, formato extra-strong, ed ognuno ne prende uno».

Dopo vari procedimenti e scrittura automatica di Rol, sul foglio di M.M. compare questa frase in francese:

«Le schéma est malheureusement trop loin de toute recherche scientifque susceptible d’être éclairée, faute de données. Rol a obtenu des conditions exceptionellement favorables par son expérience, mais aussi bien avec son élan generaux autant que prudent».

Di Simone continua:

«La prima fase [dell’esperimento], già intricata nel suo sviluppo, termina così con una clamorosa prova di “scrittura diretta”. Ma non siamo che all’inizio e comunque notiamo che il messaggio è una risposta al nostro quesito di poco prima, sorto casualmente da una occasionale conversazione. (…)
Rol si fa consegnare il mazzo che M.M. ha davanti a sé, sotto il tappeto, quindi scrive ancora qualcosa in “scrittura automatica” (…). Viene dettato come concludere l’esperimento. Il primo gruppo di carte che risulterà “casualmente” dai nostri soliti maneggi [erano sempre gli ospiti a maneggiare i mazzi di carte per determinare una serie di numeri casuali, n.d.r.] indicherà il volume (della Treccani); il 2º, 3º e 4º gruppo indicheranno le pagine.
-
Si effettuano rimescolatura e tagli del mazzo indicato e i gruppi di carte così risultanti (…) danno la seguente numerazione: 21, 204, 200, 100 (gli zeri, per convenzione, erano rappresentati dalle figure).
Rol ha un attimo di esitazione, viene improvvisamente ripreso dalla “forza” che lo porta a scrivere un altro numero: 178. Evidentemente il messaggio non era completo, oppure ci siamo dimenticati, nella manipolazione delle carte, qualche passagggio utile a tale completamento.
- Rol ed uno degli ospiti si alzano per andare a prendere il volume 21 della treccani. Rimaniamo in ansiosa attesa. Arriva il volume. Alle pagine 204, 200 e 100 che, si badi bene, trattano ovviamente argomenti diversissimi tra loro, le prime righe delle prime colonne sono, in ordine, le seguenti:

«Questa schematizzazione è purtroppo lontana da ogni verità scientifica … che nessuna indagine potrebbe chiarire per mancanza di dati … (ROL) ottenne condizioni eccezionalmente favorevoli … con la sua esperienza, ma anche con la sua grande generosità e prudenza».

Siamo al culmine. La serie dei brani ricavati dalla Treccani forma un discorso coerente e completo che è la traduzione esatta del messaggio in francese ricevuto per “scrittura diretta”!»

Di Simone fa poi una serie di riflessioni, tra cui vale la pena riferire le seguenti:

«...eccezionale intrecciarsi di eventi normali e paranormali che hanno portato a questa conclusione, attraverso una perfetta composizione e sovrapposizione di fenomeni parapsicologici che, già in se stessi, singolarmente, sono molto rari».

«...credo di poter affermare che nella casistica supernormale, metapsichica o parapsicologica che sia, non esiste alcunchè del genere, per complessità teorica e pratica, armonia prestabilita e precisione dei risultati sotto un controllo continuo, rigorosissimo, con la partecipazione apparentemente marginale dell’“operatore” paranormale (le carte le mescoliamo noi, il quesito è sorto da una conversazione iniziata da noi…)».

Veniamo ora a Tomatis, il quale per l'occasione ha deciso di vestire i panni dell'Ispettor Clou-seau, l'alter-ego smascherato di Paperinik. Egli scrive nel suo libro:

«Una delle forzature più evidenti nella letteratura rolliana è descritta da Remo Lugli e Giorgio Di Simone, e riguarda la materializzazione del messaggio di uno spirito conclusa con un book test. Questo esperimento venne definito “clou” dal parapsicologo Di Simone… . (...)
La lettura in parallelo delle due descrizioni dà un’idea di quanto possano essere differenti e fuorvianti le testimonianze fornite a proposito di uno stesso fenomeno» (Rol. Realtà O Leggenda, p. 154).

Tomatis fa quindi una “analisi” di queste differenze cercando la famosa pagliuzza, senza accorgersi della trave che stava materializzandosi nella sua pseudo-indagine. Proprio come nella vicenda del martello, egli tira dritto alle sue conclusioni senza prestare attenzione ai dettagli, vittima di uno schema mentale che preconfeziona la soluzione di certi problemi con la chiave di lettura di una univoca forma mentis, quella dell'inganno e del sotterfugio.
La forzatura di cui parla, ovvero il punto focale della sua critica, è proprio la trave che egli non ha vista.

«A questo punto vengono “sorteggiate” dieci carte (...). Forzate? È quanto parrebbe a leggere che cosa avvenne in fase di scelta. Forzatura che non traspare dalla descrizione di Remo Lugli, ma che si rivela in quella – più accurata – di Giorgio Di Simone. Secondo Lugli “Escono: volume ventunesimo, pagine 204, 200, 178”.
Nella realtà, la scelta era stata un po’ più complessa. Leggiamo il resoconto di Di Simone: “I gruppi di carte risultanti [...] danno la seguente numerazione: 21, 204, 200, 100. […] Rol ha un attimo di esitazione, viene improvvisamente ripreso dalla “forza” che lo porta a scrivere un altro numero: 178… Evidentemente il messaggio non era completo, oppure ci siamo dimenticati, nella manipolazione delle carte, di qualche passaggio utile a tale completamento”.
Sembra proprio che Rol volesse forzare quei particolari numeri… quando, infatti, rileva un errore nella procedura di scelta (che finisce sul numero 100 invece che sul previsto 178), immediatamente si mette a scrivere per correggere il tiro: 178.
Effettivamente sul 21° volume, alle pagine 204, 200 e 178, si ritrova la traduzione italiana del messaggio apparso in precedenza sul foglio di Molino».

Nello scrivere che «effettivamente sul 21° volume, alle pagine 204, 200 e 178, si ritrova la traduzione italiana del messaggio…» il lettore è portato a supporre che Tomatis sia andato a verificare di persona sull’enciclopedia. Ma l’esperienza ci ha insegnato che delle sue affermazioni non bisogna fidarsi. E infatti, effettivamente, se si va a controllare sul ventunesimo volume della Treccani si scopre che il messaggio è suddiviso in 4 pagine, vale a dire 204, 200, 100 e 178. Il numero 100 cioè, non è «un errore nella procedura di scelta», tale per cui Rol «immediatamente si mette a scrivere per correggere il tiro: 178». È invece il numero della pagina dove si trova la seguente frase: «-tenne condizioni eccezionalmente favorevoli», mentre a pag. 178, il numero che Rol ha aggiunto in scrittura automatica successivamente, abbiamo la conclusione del pensiero: «con la sua esperienza, ma anche con la sua grande generosità e prudenza».
Come osserva giustamente Di Simone, «evidentemente il messaggio non era completo» e per questo lo “spirito intelligente” di Rol è intervenuto “personalmente” a fornire un ultimo numero, per completare il pensiero, non per modificare il risultato ottenuto con l'uso delle carte. Non c'è pertanto alcuna forzatura (che è quel procedimento di cui si servono gli illusionisti per fare in modo di ottenere un risultato deciso in precedenza, costringendo (forzando) gli elementi in gioco ad andare nella direzione voluta. Per esempio, il libro di Tomatis è una perfetta forzatura...).

Quel che più sconcerta, è che Tomatis va propagandando la sua presunta “forzatura” dal 2002, quando in un articolo sul suo sito (Rol, quello che non dicono, del 16/11) citava brevemente l'esperimento di Di Simone e scriveva:

«Dopo il giro di carte escono 204, 200 e 100. Al che Rol, che si è probabilmente accorto di aver sbagliato la forzatura, prende in mano la matita e scarabocchia in fretta sul foglio il numero 178».

E con quella che non sappiamo se definire faccia tosta oppure vera e propria superficialità aggiungeva:

«Non credetemi sulla parola! Verificate voi stessi (…)».

L'anno successivo, oltre a parlarne nel suo libro uscito a maggio 2003, Tomatis dedica a questo esperimento un articolo (“L'esperimento clou di Gustavo Rol”, pubblicato su una delle pubblicazioni del CICAP, La voce scettica, n. 14, mag-lug. 2003, pp. 17-19) che ricalca grosso modo quanto scritto nel libro.

Non contento, e forse irritato per quanto venivamo di scrivere su questa pagina nel 2007 (CAPITOLO 1), il nostro torna alla carica il 21 gennaio 2008, di nuovo sul suo sito (qui), titolando il suo articolo in modo che più forzato e ridicolo non si può: “La religione di un prestigiatore”.

Al clou dell'esperimento clou è dedicato l'ultimo paragrafo, intitolato: “Oops! mi sono sbagliato”, dove viene ripetuto che Rol avrebbe scritto il n. 178 in sostituzione del n. 100.

Cosa ne direbbe Freud? Chi si è sbagliato? Rol, o piuttosto Tomatis? Ammetterà il suo errore? Oppure persevererà irrazionalmente? Non sappiamo, noi intanto abbiamo voluto azzoppare uno dei suoi più propagandati cavalli di battaglia, ma vogliamo anche dire che nelle sue affermazioni vi sono chicche ben più gustose e più sfacciatamente fasulle di questa, che avremo modo di riferire a tempo debito.

Per concludere, crediamo sia doveroso fornire qui, come abbiamo fatto nel CAPITOLO 1, la “pistola fumante”, ovvero il corpo del reato che inchioda Tomatis. Se avete la Treccani, potete verificare voi stessi, se non l'avete, qui di seguito trovate la scansione delle pagine fantomatiche.

Prima però, ancora una postilla: in passato ci è capitato di rinominare il CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale fondato da Piero Angela a cui aderisce Tomatis, in Comitato Inquisitore per la Condanna delle Affermazioni sul Paranormale. Questa era una ridenominazione “seria”, che fotografa molto bene l'approccio di questo “comitato”, fondato secondo noi dopo che Angela aveva constatato la realtà di certe straordinarie possibilità umane proprio al seguito dei suoi due incontri a casa di Rol, sui quali ha scritto e sui quali sia Rol che i presenti a quelle serate affermano che egli abbia raccontato il falso. Avremo modo di ritornare sulla questione. Comunque, vogliamo suggerire una versione “allegra” della suddetta ridenominazione, ovvero: Comitato Ispettori Clouseau per l'Affermazione delle Pseudo-indagini. Sollecitiamo la presidenza onoraria a Mariano Tomatis...





p.s. tra l'altro si festeggia in questi giorni il bicentenario di Abramo Lincoln, mentre Lindau è anche una casa editrice che ha pubblicato quattro libri su Rol, per i tipi dell'Età dell'Acquario. La critica dell'esperimento clou da parte di Tomatis era iniziata nel 2002 con l'articolo più sopra citato, che era dedicato proprio ad una analisi critica del primo testo che questa casa editrice ha pubblicato su Rol (Ternavasio, M., Gustavo Rol. La vita, l'uomo il mistero, 2002). Il cerchio si chiude, 36 anni dopo.

Ma guarda un po' le coincidenze...


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CAPITOLO 3

Prossimamente su questi schermi...

(c'è ancora molto, ma molto da dire, solo che ci vuole tempo da perdere per dedicarvicisi, e finora abbiamo avuto di meglio da fare che stare dietro alle fantasie e alle bugie dei detrattori)


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LUGLIO 2012

In attesa di pubblicare uno studio completo sulla questione che ha contrapposto gli scettici a Rol, pensiamo possa essere di qualche interesse uno scritto di Franco Rol del 2010 pubblicato in un testo a limitata diffusione, e che desideriamo rendere accessibile in questa sede. Si intitola «Alle soglie di un nuovo paradigma? Il “caso Rol"», e contiene in sintesi le testimonianze chiave dei prestigiatori che hanno conosciuto Rol, così come le opinioni critiche di Piero Angela e Tullio Regge, con la necessaria controcritica.

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2014 - La critica agli scettici continua sul nuovo sito!