La puntata di Enigma dedicata a Gustavo Adolfo Rol di Franco Rol - 02.04.2007 - La quarta puntata della trasmissione televisiva Enigma, su
RAI 3 il 28 marzo 2007, nuova serie del programma ideato e realizzato
dal giornalista, scrittore e conduttore televisivo Corrado Augias
(autore del recente saggio Inchiesta su Gesù ), è stata
dedicata a Gustavo Adolfo Rol. Si tratta della seconda volta che un
emittente nazionale italiana si occupa di Rol in modo esteso, dopo
l'esordio con Porta a Porta (RAI 1) del 5 giugno 2003, quando
al seguito di numerosi articoli su giornali e periodici, e numerose
biografie uscite in concomitanza del centenario della nascita di Rol,
il giornalista Bruno Vespa si era interessato all'argomento. Altri
contributi televisivi di minore estensione erano stati dati da Roberto
Giacobbo, con le trasmissioni Stargate su La7 (31 dicembre 2001 e 31 marzo 2002) e Voyager su RAI 2 (19 luglio 2005), dallo stesso Augias nel programma mattiniero Cominciamo bene
(RAI 3) del 26 agosto 2004 e da altre trasmissioni che a vario titolo
hanno più o meno brevemente parlato di Rol. A livello locale si è
distinta l'emittente piemontese Telestudio, che il 26 ottobre
2004 ha radunato nel suo studio 6 testimoni lasciandoli parlare a ruota
libera, per quasi due ore. È ciò che sarebbe auspicabile per le
prossime trasmissioni a livello nazionale. Il modo migliore per
conoscere Rol e per addentrarsi nel suo “enigma” è quello di far
parlare i testimoni, ma non in interviste registrate, montate e
tagliate secondo le esigenze delle redazioni, quanto in un contesto
aperto di dialogo e riflessione, che dia modo ai presenti di sviscerare
i ricordi e le esperienze accanto a quello che noi consideriamo il più
grande maestro spirituale occidentale dai tempi di Gesù. «[Stavo
tornando] dal Tibet, dove con la massima naturalezza si assiste a
manifestazioni di una grande cultura della psiche, cioè la lettura del
pensiero, le visioni che vengono evocate nella mente dei sofferenti –
psichicamente sofferenti – (…) la telepatia, tutte queste cose…, una
serie di fenomeni dettati da uno storico, millenario esercizio dei
poteri psichici. E scrissi degli articoli sul Corriere. Rol chiese di incontrarmi e di conoscermi, e disse che in realtà era questo che lo affascinava, era questo che lui faceva, sintonizzarsi con il pensiero, la mente, la psiche di determinate persone. Questa prima parte del racconto di Bevilacqua, pur nella sua brevità, presenta alcune affermazioni che meritano dei chiarimenti. Intanto, facciamo osservare che Rol lo contattò al seguito di articoli il cui soggetto erano le possibilità conosciute dalla Tradizione tibetana. Questo perchè, conoscendo Rol molto bene quella Tradizione (come, d'altro canto, anche le altre) così come i luoghi in cui si è sviluppata (per correttezza, si parla di Tradizione indo-tibetana) aveva un certo piacere e interesse a parlarne con Bevilacqua, che pareva sensibile all'argomento (lo scrittore parlerà poi del suo viaggio nel romanzo Un cuore magico (Mondadori, 1993) dedicato a Rol). E non vi è dubbio che tra le prime cose che Rol abbia voluto sottolineare, visto che l'argomento era il Tibet, fosse la similitudine tra ciò che lui faceva e ciò che alcuni - rarissimi - maestri, lama ed eremiti sono in grado di fare in quel paese. È d'altronde ciò a cui noi facciamo riferimento nell'appendice che abbiamo scritta per il libro di Vincenzo Mercante, Il Mistero e la Fede. Gustavo Rol e Padre Pio da Pietrelcina. (Segno, 2006). Che il modus operandi per esprimere certe possibilità sia «sintonizzarsi con il pensiero, la mente, la psiche di determinate persone » è sicuramente vero. Ed è la conditio sine qua non, in generale, affinchè possano accadere certi eventi. Se però bastasse questo, tutti potrebbero essere illuminati in un batter d'occhio, o poco più. Ovviamente, il percorso di sintonizzazione è molto complesso. Quanto alla “critica” mossa a Rol circa «la retorica e l’enfasi della sua seconda vita paranormale, illusioni…», pur se la comprendiamo in linea di principio (i “poteri” possono essere un ostacolo sulla strada della realizzazione spirituale, ammesso che sia a questo cui Bevilacqua fa riferimento), non la ammettiamo nei modi in cui viene espressa. Bevilacqua non ha avuto con Rol una frequentazione tale da potersi permettere una critica in questi termini. Non solo perchè Rol non ha mai avuto una «seconda vita paranormale», quasi fosse una sorta di dr. Jekyll e Mr. Hide, e non solo perchè la parola «illusioni» fa pensare subito ai giochi di prestigio, ma anche perchè di «retorica» e di «enfasi» negli esperimenti di Rol, così come nel suo comportamento, non c'era traccia. Come ebbe a dire Giovanni Serafini sul Resto del Carlino, «non è facile descrivere i suoi “esperimenti”: sono tutti molto rapidi, spogliati di enfasi...». Crediamo a questo punto che Bevilacqua non vi abbia mai assistito. [p.s. settembre 2011: Catterina Ferrari ci ha fatto sapere che Bevilacqua non ha mai incontrato Rol, ha solo avuto con lui lunghe chiacchierate telefoniche!!] Le serate di esperimenti erano tutt'altro che retoriche e enfatiche (il che, beninteso, non esclude che in qualche occasione Rol sia apparso enfatico). Vogliamo precisare che la dottrina, la vita e gli esperimenti di Rol vanno considerati come una cosa sola, non separati da alcun compartimento stagno. Un Maestro (autentico) è completo. Ciò che fa lo fa solo per confermare ciò che dice, è la dimostrazione visibile della sua conoscenza e percezione sovrasensibile. Che poi queste cose siano “illusioni” perchè sono attinenti al campo della manifestazione, che è il Regno di Maya, ci troviamo perfettamente d'accordo. Se è questo che Bevilacqua intendeva dire, allora bene. È quello che tutte le Tradizioni hanno sempre detto. Però restiamo molto, molto perplessi quando nel finale della trasmissione egli afferma: «Era molto solo, giocava. Diceva: “Io chiamo queste persone, anche illustri, e vedo che si stordiscono, che sono felici di qualche cosa che appartiene solo al gioco di prestigio. La mia anima è servita ad aiutare altre persone invece che avevano bisogno, un aiuto molto più profondo“, la stessa sintonia di un maestro tibetano, che si esprime attraverso la psiche.» Sull'ultima
parte del suo pensiero, come dicevamo più sopra, concordiamo.
Contestiamo invece, nel modo più assoluto, che Rol abbia mai parlato di
«qualche cosa che appartiene solo al gioco di prestigio». Suoi amici
per decenni non gli hanno mai sentito dire niente di così assurdo,
figuriamoci se lo ha detto a Bevilacqua quelle poche volte che si sono
visti! [p.s.
: sentiti] Forse lo scrittore, condizionato da tutte le insinuazioni dei
detrattori, ha finito per piegarsi alla loro logica. È quello che è
successo anche ad altri, come a Messori, ma anche - per qualche tempo -
allo scrivente, che a forza di sentire le campane stonate degli
scettici, aveva finito per ritenere plausibile, più del dovuto, un
ricorrere di Rol a scherzi che qualcuno potrebbe chiamare
illusionistici. È il caso del prodigio riferito dal sig. Soncin (si
veda il dossier più sopra citato "Il Manuale di Paperinik”),
che eravamo anche disposti a considerare solo uno scherzo, fino a
quando non abbiamo sentito la versione autentica direttamente da lui,
che sgombra invece il campo da ogni dubbio). Non a caso alcuni
testimoni di Rol si sono aperti alla possibilità che alcune delle cose
che faceva fossero solo scherzi per ciò che riguarda prodigi riferiti da altri, ma non per quelli di cui sono stati testimoni.
E questo per il potere di suggestione che hanno avuto le insinuazioni
dei detrattori. Senza contare che vi sono poi persone che dicono di Rol
cose straordinarie, salvo poi declassare gli esperimenti con le carte
(che hanno visto troppo poche volte per poterli giudicare con
discernimento). La frase di Bevilacqua, quella originale che Rol deve
avergli detto, dovrebbe suonare più o meno così: «Le persone che
vengono da me, anche illustri, hanno bisogno del prodigio, del gioco
straordinario che li proietti in un'altra dimensione.». Questo il senso
della frase, che Bevilacqua ha probabilmente deformato. E che le cose
stiano così, basta prendere per esempio la testimonianza di Nori
Corbucci, che agli inviati di Matrix (21.09.2005), la trasmissione di Enrico Mentana su Canale 5, aveva detto: «Noi fremevamo invece, perché volevamo sapere cose, vedere... vederlo volare, c’eravamo fatte delle idee…Perché io ho sentito parlare molto di lui da Fellini, da Gassman e da tantissimi altri amici, anche meno noti, quindi avevamo la curiosità di vedere delle cose…mirabilia...» E di certo è di fronte a questo genere di approccio che gli esperimenti possono essere considerati anche «degli escamotage dovuti alla abilità che io ho per impressionare gli sciocchi», una frase che Bevilacqua riferisce forse correttamente, e che va intesa - soprattutto per alcune categorie di persone - nello stesso senso di quella più antica, immortale, dell'unico, vero, grande Maestro di Rol: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». (Gv 4, 48) E che le cose stiano esattamente in questi termini, sta a dimostrarlo quello che Remo Lugli aveva chiamato «il testamento di Rol», che a suo tempo avevamo messo in rete nella versione audio (potete ascoltarlo in mp3). Ci pare questa una ottima occasione per riprodurlo qui anche per iscritto: «Ma che cosa volete mai che io faccia, che vi mostri, che vi dica: esperimenti, rivelazioni, racconti trascendentali, apporti, dialoghi con spiriti intelligenti, pitture, confidenze, ecc. ecc. Insomma, tutta la gamma delle mie sofferenze... Eppure queste cose le conosciete, oramai le sapete, ve le ho mostrate, ve le ho dette... Ma voi rimanete immobili ed immoti anche se vi tendo le braccia, se vi grido col cuore lacerato la mia solitudine ed il vostro assenteismo. Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi; ho soltanto colmato molte ore della vostra noia, vi ho dato spettacolo. La vostra attenzione è altamente peculiare, così come se foste di fronte ad un palcoscenico ove il mio spirito o la mia anima o solamente il mio corpo assumono, per voi, il ruolo di una ridicola marionetta. Le mie parole cadono nel vuoto del nulla, di tutto il nulla che nutre il vostro cervello condizionato dalle esigenze di una materialità alla quale, ammetto, non vi é dato sottrarvi. Ma almeno un picolo tentativo avreste pur potuto farlo, quello di muovervi verso di me od almeno verso le cose altissime che mostro a voi ciechi, egoisti e indifferenti di quel che succede. Poiché dentro di me i sogni, le tempeste, i timori e le speranze urgono ad ogni istante. Povero me, nessuno di voi se ne accorge. Poveri voi, che camminate sul bordo del nulla e rischiate di caderci ad ogni istante. Qualche volta mi consolo pensando che forse, quando si tacerà la mia voce, il ricordo di me vi aiuterà a vivere il tempo che vi resterà, viverlo meglio; ossia viverlo con la consapevolezza che tutto quanto fu mia intenzione apprendervi era ad un ordine che obbedivo, ad un istinto che rispondevo. Io, morente, offrivo la vita a coloro che già erano, come me, prossimi a scomparire nel nulla. Su cento milioni di uomini ce n'è uno solo che saprà tramandare la ragione che non è segreta della Creazione. Sono Rol, nel 1975.» Ora, se degli sciocchi vi sono, sono quelli che credono di aver visto da Rol dei banali giochetti, o anche quelli che considerano i suoi esperimenti dei divertissements fine a se stessi. Se si legge bene quanto sopra, si capisce quale importanza Rol dava a queste dimostrazioni. E non potrebbe essere altrimenti! Che si provino, gli sciocchi, a riuscire a rifare quegli esperimenti, a mettersi in comunione con il cosmo (con Dio) e a sentire cosa sentiva Rol. Eppure c'è, tra i testimoni, chi continua a non capire...Anche dalla loro incomprensione siamo costretti a guardarci, come se non bastassero i detrattori! Come può Bevilacqua a un certo punto dire: «Perchè non ci credeva nemmeno lui!» Una tale affermazione è grottesca, e se anche in seguito cerca di raddrizzare dicendo: «...cioè: li sapeva fare, ma diceva: “Il mondo è talmente cattivo, talmente in malafede, che ha bisogno di magia. Quindi pretende di trasformare un uomo, come io sono, in mago, medium, eccetera, ma io non sono né un mago né un medium, sono un uomo che crede, cristianamente, nella sensibilità divisa con gli altri.”», non riesce affatto a convincerci, perchè ci sembra quasi che ripeta alcune note affermazioni di Rol senza comprenderne appieno il significato. Rol era “uomo comune” perchè ogni uomo potrebbe (e potrà) arrivare al suo grado di coscienza ; Rol non era né medium, né mago, etc, perché era un Illuminato, un Risvegliato, un grande Maestro Spirituale, definizioni che mai avrebbe potuto dare apertamente di se stesso. Che poi il mondo abbia bisogno di magia, questo è senz'altro vero, come è vera la cattiveria (lo diceva d'altronde Pitagora due millenni e mezzo fa) e la malafede che contraddistingue una larga parte del comportamento degli esseri umani. La definizione di Rol come «uomo che crede, cristianamente, nella sensibilità divisa con gli altri» è vera ma del tutto insufficiente, anche se valida nel contesto dell'esperienza che Bevilacqua ha avuto con Rol. Dice infatti: «La grandezza di Rol – a cui sono molto grato – è consistita nel sintonizzarsi con la mente di mia madre malata, attraversata da manie, fissazioni…telefonarle nei momenti in cui lei aveva crisi, da lontano, aiutarla in tutti i modi. In pratica mia madre è guarita perché Rol la capiva, perché Rol sapeva sintonizzarsi con lei. Lo spirito intelligente era per lui questa estrema sensibilità di decifrare la psicologia degli altri e immettersi in questa psicologia». Che il tutto debba ridursi ad una «estrema sensibilità di decifrare la psicologia degli altri» è francamente inaccettabile, perchè non tiene conto di molte dimensioni della questione, oltre al fatto che imprigiona la sfera spirituale nei ristretti ambiti della psiche e della psicologia in genere, trasformando Rol in un bravo psicologo e niente più. E basta d'altronde vedere ciò che dicono Augias e Tomatis subito dopo il suo racconto (il primo brano in alto che abbiamo analizzato): [Augias] [Tomatis] Come
si vede, Tomatis si trova d'accordo con Bevilacqua...Anche questo è
grottesco. E se lo scrittore non ha replicato per le rime, la ragione è
semplice: non ha visto gli esperimenti! Tutto ciò che può testimoniare
è solo ciò di cui ha avuto esperienza, vale a dire: Quanto poi alle affermazioni di Tomatis, sarebbe inutile ripetersi su cose che già abbiamo dette in altra sede. È certamente una forzatura quando dice che Rol «faceva abbassare le luci nel momento clou…», cosa che faceva solo per un tipo di esperimento e solo in certe occasioni (la foto che abbiamo pubblicata alla pagina degli esperimenti dà conto di come era la luce nel 99% dei casi). Ci viene invece da sorridere quando Tomatis afferma che «i pochi giochi che si raccontano oggi suoi, raramente coinvolgono la manualità », quando sia a Porta a Porta che ad Enigma ci si è voluti soffermare su un presunto giochino molto manuale di magnetismo. Prima di concludere ci preme dire ancora alcune cose. Bevilacqua a un certo punto accenna «ai prodigi di cui Rol – almeno con me – si compiaceva» e cita di quando, nel 1944, aveva salvato dalla fucilazione alcuni partigiani. L'episodio è raccontato per esempio da Renzo Allegri in Rol il mistero (1993), p. 3: «Un giorno, a Pinerolo, un comandante tedesco aveva messo al muro un gruppo di partigiani. Rol accorse a chiederne la liberazione. "Sono innocenti, non hanno commesso niente di male", diceva. “E lei come fa ad esserne tanto sicuro?", chiese il comandante. "Alla stessa maniera con cui sono sicuro di conoscere cosa contengono i cassetti della scrivania nella sua casa ad Amburgo", rispose Rol e cominciò a descrivere minuziosamente gli oggetti che quel comandante aveva nella sua scrivania ad Amburgo, soffermandosi sul contenuto di alcune lettere privatissime e di documenti segreti. Il tedesco, confuso e spaventato, liberò immediatamente i prigionieri.» Su questo episodio Corrado Augias chiede a Bevilacqua: «Chi le raccontava queste cose?» [Bevilacqua] [Augias, con un tono quasi di sufficienza] [Bevilacqua] Ora, l'affermazione di Augias che «tutto quello che sappiamo di Rol, ce lo ha detto Rol…» non fa certo onore alla sua professionalità giornalistica. Se infatti è vero che allo stato attuale vi sono notizie biografiche o frequentazioni ancora non confermate, questo è solo perchè la biografia di Rol è recentissima e non sono state ancora possibili approfondite ricerche d'archivio (si pensi ad esempio al suo incontro con De Gaulle, o a quello con Mussolini). Fino a quando questo non avverrà, non potremo che attenerci ai racconti di Rol, i quali peraltro si limitano ad alcuni avvenimenti avvenuti in un periodo storico di cui non esistono quasi più testimoni viventi. Per il resto, la gran parte di quello che sappiamo su Rol ce lo hanno raccontato i testimoni (e chi scrive è uno di quelli). Ed è proprio una testimone a confermare l'episodio dei partigiani, e quindi a dare una mano a Bevilacqua. La sua testimonianza è stata raccolta da Nicolò Bongiorno per il suo documentario Gustavo Rol. I confini dell'anima, che abbiamo già citato in altra pagina. A Bongiorno noi siamo grati per aver costituito un primo e consistente archivio di interviste in video, che sarà molto utile nelle analisi future del “caso Rol”. Bongiorno ha incontrato la signora Gemma Castino, il cui padre possedeva una confetteria nel centro di Pinerolo, ed era amico di Gustavo Rol. La signora racconta che i tre figli di un amico di suo padre, durante la seconda guerra mondiale... «...sono stati arrestati per colpa di una spia. Allora Rol è andato da Herr [un ufficiale tedesco] alla Gestapo – era un barone, Herr – parlava tedesco Gustavo, e gli ha detto: «Barone, lei sta uccidendo tre innocenti” “Come fa lei a saperlo?” “Lo so, perché so che cosa ha lei nel cassetto nel suo studio a Berlino in una busta chiusa…vuole che le dica cosa c’è?” “No, liberiamoli subito!” C’erano tutte lettere per Hitler. Così mio padre e Gustavo li hanno salvati» Questa testimonianza è stata resa nel 2006 da una signora già anziana, che anche se non nei particolari (Berlino invece di Amburgo) ha confermato la vicenda. Quante storie come questa sono nascoste nelle memorie di centinaia, forse migliaia, di testimoni di Gustavo Rol? Per questo è importante raccoglierne il più possibile, prima che si estingua la generazione che lo ha conosciuto. La storia è fatta dalle testimonianze degli esseri umani. La signora Castino, nel raccontare la sua, ha fatto storia, perchè ha confermato uno dei racconti di Rol. E va anche detto che, per quanto ne sappiamo, l'episodio di Allegri potrebbe non essere lo stesso raccontato dalla signora Castino, dal momento che non escludiamo ve ne siano molti di questo tipo accaduti durante la guerra, anzi, ne siamo convinti. Non solo perchè essendo le possibilità di Rol autentiche egli poteva servirsene il più possibile per aiutare gli altri, ma anche perchè indirettamente è ciò che conferma il riconoscimento, di cui abbiamo visto l'originale, che gli venne fatto dal sindaco di San Secondo di Pinerolo a nome del Comitato di Liberazione Nazionale. Pur avendolo riprodotto in un'altra pagina, lo vogliamo trascrivere di nuovo qui, nella speranza che la prossima volta almeno questo non sfugga ad Augias...:
Signor Rol Avv. Gustavo, Oggetto: ringraziamento Adempio al dovere di ringraziarLa vivamente anche a nome del Comitato di Liberazione Nazionale, per tutto quanto Ella ha fatto durante l'attuale guerra per il bene di San Secondo ed in ispecie per la popolazione di San Secondo. Il coraggio da Lei dimostrato in circostanze difficilissime per risolvere situazioni che interessavano la vita o l'interesse altrui o delle generalità degli abitanti, la saggezza, serietà e l'autorità dimostrate a suo tempo, verso chi di ragione, valsero a salvare la vita e i beni di singoli e di molti Sansecondesi. Quest'amministrazione e la popolazione tutta, che hanno apprezzato i suoi generosi atti, Le saranno molto riconoscenti e confidano che ella vorrà continuare a coadiuvarLe nell'opera di ricostruzione e nella ripacificazione degli animi. Il Sindaco, G. Vicino
Per finire, pur se con una certa riluttanza, riportiamo le ultime riflessioni del conduttore televisivo, che giunge a conclusioni completamente falsate, come accadrebbe a una palla di biliardo se colpita inizialmente un millimetro più su o uno più giù... «Io credo che noi – questo programma che si chiama “Enigma” – un contributo lo abbiamo dato. Perché vedete, questi due signori, questi due testimoni che sono qua, e che hanno rappresentato al fondo due posizioni diverse, però sono stati d’accordo su una cosa nella quale io, che presumo di essere un amico dell’illuminismo, concordo anch’io, e cioè che ci sono delle capacità in noi, delle sensibilità che esasperate, portate al loro massimo livello ci permettono di acquistare una dimensione che normalmente non abbiamo. Rol probabilmente era questo: tutto il resto, come hanno detto e Bevilacqua e Tomatis, era trucco, inganno, illusione. Ma questo ci interessa meno, ci interessa di più il resto, l’altra dimensione» È davvero un peccato che Augias sia giunto a questa conclusione, influenzato dalla debole testimonianza di Bevilacqua. L'unico contributo che questo programma ha dato, dal nostro punto di vista, è stato quello di sollecitarci a dire cose che ancora non avevamo detto, e a spiegarne altre che ancora non avevamo spiegato. Si fa fatica tuttavia a vedere un contributo davvero positivo, contributo che potrà essere dato solo da quelle trasmissioni che sapranno chiarire l'enigma, non complicarlo (obbligandoci come in questo caso a lunghe smentite e precisazioni). Ed è poco consolatorio il fatto che il conduttore dichiari il suo interesse per «l'altra dimensione». Prima di spingersi al di là della Terra, occorre aver sondato per bene i fatti. Ciò non è accaduto, ed è questo, per noi, il vero enigma.
«E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: “È buono! ”. Altri invece: “No, inganna la gente! ” » (Gv 7, 12) p.s. Si può leggere comunque l'ottima recensione che Bevilacqua fece del libro "Io sono la grondaia" sul Corriere della Sera.
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