OTTOBRE 2009
Negli ultimi mesi abbiamo avuto la possibilità di scoprire interessanti fonti bibliografiche riguardanti Gustavo Adolfo Rol rimaste poco conosciute se non dimenticate, come nel caso della poesia di Aurelio Curti più sotto menzionata. Di recente abbiamo trovato un'altra fonte davvero significativa, perchè si tratta di uno scritto di Federico Fellini, tratto dal volume Ginger e Fred (Longanesi, 1985):

IL CAPPELLUCCIO

«Un giorno a Torino, era freddo, tirava vento, e io sento subito freddo in testa, entro in una cappelleria per comprarmi un cappelluccio con cui ripararmi. Ero con l'amico Rol, un amico mago, che è restato ad aspettarmi fuori.
Ho detto al proprietario che cappello volevo, una specie di cloche, molto leggera, da appoggiare in testa come un fazzoletto, ma che, a differenza della cloche classica, avesse la tesa rigida, più sostenuta, che restasse alzata.
Lo volevo così, un po' casual, con un disegno di scacchi sulle tonalità del grigio. Un cappelluccio inglese senza pretese che servisse a scaldarmi la testa.
Il cappellaio, ossequioso, cominciò a mostrarmene diversi, ma nessuno come lo volevo io. Tirava fuori eleganti Borsalino, lobbie austere, feluche, baschi di tutti i tipi. Qualcuno lo provavo per compiacerlo, per non mortifìcarlo, e poi sbirciavo fuori della vetrina, dove c'era Rol, per cercare la sua approvazione. Lui mi faceva invece dei plateali segni di diniego col braccio. Non ce n'era nessuno che gli piacesse. Ho ringraziato il gentile proprietario e sono uscito.
Poco più in là, sotto i portici, siamo entrati in un'altra cappelleria, un antico negozio, nobilissimo, con un suo prestigio commerciale maturato nella capitale del regno, forse erano i fornitori di corte, chissà. Uno di quei negozi che si incontrano a Londra in Oxford Street, o a Milano, nelle grandi capitali, dove non puoi non trovare quello che cerchi. E invece ancora una volta avevo scelto male perché la commessa, gentilissima, con un grembiule di satin nero, affabilmente, ma con la fermezza di chi conosce la propria professione e il posto di lavoro in cui passa la vita, escludeva di potermi accontentare; non avevano il cappelluccio come lo chiedevo io, non lo avevano mai trattato, non c'era speranza. Ma Rol, che questa volta era entrato con me, senza badare troppo ai nostri convenevoli, si limitò a indicare qualcosa verso la parte alta di una scansia; le pareti del grande negozio erano interamente ricoperte di scaffalature, e le scaffalature ordinatamente stipate di scatole e cappelli. Lassù in cima, proprio sotto la volta del negozio, dove indicava Rol, una scatola si era affacciata, si era sporta dalla sua allineatura come se qualcuno l'avesse sospinta da dietro.
“Guardi là, signorina, guardi lassù ... ” invitava Rol con la sua cadenza torinese, verso la scatola che si era come protesa verso di noi. Rimasi a guardare, con gli occhi rivolti al soffitto, mentre la commessa, indifferente e soltanto per compiacerci, saliva sulla scala per prendere il cappello indicato.
Non era per niente stupita che una delle scatole, di sua iniziativa, avesse rotto il severo allineamento, né che dentro, una volta scesa, vi si trovasse esattamente, inequivocabilmente, il cappelluccio che io tentavo di descriverle da dieci minuti. Lo misi in testa contento: era proprio come lo volevo io. Pagai e uscii.
Soltanto una volta fuori, col tepore di quella lana leggera in testa e lo smarrito divertimento di un privilegiato davanti al prodigio, provai a farfugliare qualche domanda a Rol. Ma lui non ammise niente, rideva divertito, a sua volta stupito del mio stupore. Non volle mai ammettere di aver avuto una qualche parte nell'acquisto di quel cappello; ancora oggi dice di non ricordarsi di essere mai stato con me da un cappellaio, nega ogni addebito, dice che sono io che fantastico attorno alle cose. Ma un giorno, se mi capita, voglio raccontargli il seguito della storia, perché quell cappelluccio che ancora indosso nelle giornate rigide, d'inverno, è stato protagonista di vicende in cui c'entra per forza la magia, come nelle favole, e che mi piacerebbe rendere note, se potessi».

Questo racconto, oltre a fornire elementi interessanti del rapporto che intercorreva tra Rol e Fellini, così come di un certo modo di comportarsi di Rol (il negare successivamente il prodigio rientra nella logica di un maestro autentico di allontanare il più possibile da sé meriti e “onorificenze” che possono solleticare vanità e orgoglio, due dei più grandi nemici di qualsiasi realizzazione spirituale) fornisce un classico “spaccato” delle sue possibilità quotidiane, dimostrando di essere in grado di “amministrare” la realtà quasi a suo piacimento... E quanto scrive Fellini non è certo un racconto romanzato, ma una fedele cronaca, anche piuttosto sobria, di due fenomeni che si intrecciano: il sapere in quale scatola si trovava il cappello giusto (una sorta di visione a distanza, possibilità di cui Rol era dotato in maniera impressionante, anche a migliaia di kilometri, sapendo ad esempio cosa si nascondesse in un cassetto di una scrivania di una casa da lui mai visitata o come fosse vestita una persona dall'altra parte della cornetta del telefono o cosa facesse tizio in un determinato momento in un altro Paese, etc.) e il far sì che la scatola si sposti da sola per essere notata. Ora, in merito al secondo fenomeno, se avessimo solo questo racconto delle possibilità telecinetiche di Rol forse non ci si farebbe neanche molta attenzione. Ma vi sono altri episodi dello stesso tipo, ed uno in particolare, al momento inedito e che vogliamo far conoscere in questa sede, raccontatoci dal giornalista di Stampa Sera Nevio Boni:

«La Frassati [Luciana, sorella del Beato Pier Giorgio Frassati e figlia del fondatore de La Stampa Alfredo Frassati] me ne ha raccontata una di Rol, l'unica cosa che ha visto. Mi ha detto che con Rol si sono trovati a Parigi insieme. Lui cercava un disco con la marcia di Napoleone. Lei conosceva un negozietto di dischi, un negozietto polveroso, da mercato delle pulci. E allora gli dice: "Tu che cerchi una marcia dei soldati di Napoleone, guarda che lì dentro può darsi che trovi qualcosa”, e insieme sono entrati in questo negozietto. Rol chiede al negoziante se avevano questo disco: "Qualcosa devo avere” – gli risponde – “ma non so se sarà facile trovarlo” ed inizia ad andare alla ricerca, perdendosi nei meandri polverosi e scuri del negozio. Dopo aver rovistato un po’ in giro, si rivolge a Rol e gli dice: "Guardi, so che ce l'ho ma proprio non lo trovo". Allora Rol gli risponde: "Ma senta, forse è meglio che provveda io" E a questo punto Luciana Frassati ha visto uscire da uno scaffale un disco, che era ammucchiato insieme ad altri, e quindi volteggiare fino al banco, dove si è depositato. Il negoziante aveva i capelli dritti... Ed era proprio la marcia dell’armata di Napoleone, il disco che cercava Rol».

D'accordo... d'accordo... sappiamo che non riuscite a crederci (figurarsi i testimoni!) ma assicuriamo che potremmo trascrivere qui di seguito decine di episodi con dinamiche telecinetiche identiche, nei contesti più diversi e testimoniati da persone anche di alto livello intellettuale e assolutamente degne di fede. Questo era Rol, ladies and gentlemen, il Re dell'Impossibile (o meglio, di ciò che ORA consideriamo impossibile).


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LUGLIO 2009
- Abbiamo trovato una bella poesia dei primi anni '70 dedicata a Gustavo Adolfo Rol, di cui non avevamo conoscenza e non c'era traccia in alcuna delle fonti principali: è stata scritta da Aurelio Curti, autore di numerose pubblicazioni di carattere economico, fondatore nel 1959 e poi direttore della rivista Mondo Finanziario, deputato DC e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio durante la V legislatura, dal 1970 al 1972. La poesia è tratta da una pubblicazione di sole poesie (Curti, A., Incontri con la speranza. Poesie, Rebellato Editore, 1974, pp. 68-69).


GUSTAVO ROL

Trasporti la materia,
la trapassi nelle pareti,
scrivi e dipingi a distanza,
leggi nei libri chiusi;
nel passato o nel futuro
in colorato viaggio
conduci le persone viventi. 

Iddio in cui fermamente credi,
ti ha forse ornato
di arcane facoltà?
O che ogni umano
spirito intelligente
può librarsi
dal transeunte corpo
e vincere
le fisiche leggi conosciute? 

Coscienza sublime è in tutti
e ognuno può ascendervi,
tu insegni.
Dimostri l'armonia
quale legge universale,
il primo gradino
livelli con l’ultimo,
spezzi i limiti del tempo,
congiungi il finito all'infinito,
innalzi il cantico
alla inconsumabilità di Dio. 

La tua arte è occulta
ma la tua dottrina è palese. 

Verace è la tua bontà
che nessun provento trae
dagli esoterici prodigi.
Fratello al sofferente,
paziente accogli
e ti manifesti
agli animi provati
dal dolore. 

Grande iniziato
ricolmo di umanità.


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GIUGNO 2009
- La versione cartacea de Il simbolismo di Rol può ora essere ordinata on-line sul sito lulu.com, prossimamente anche presso altri rivenditori e librerie. A Torino è già acquistabile da Fogola (p.zza Carlo Felice 19) e Arethusa (via Po 2). L'allegato audio sarà presto disponibile come CD opzionale acquistabile separatamente.
- Più sotto abbiamo accennato alla testimonianza del cantante Umberto Tozzi su Gustavo A. Rol, tratta da una intervista ad un quotidiano. Qui di seguito, riportiamo quello che lo stesso Tozzi ha scritto nella sua autobiografia, uscita ad Aprile per i tipi della Alberti Editore (Non solo io. La mia storia, pp. 77-79):
«Nel 1973 feci un incontro che mi colpì molto, mi è rimasto impresso in maniera indelebile. Eravamo il solito gruppetto di musicisti, e dopo il lavoro eravamo abituati ad andare a mangiare sempre nella stessa osteria di Torino. Quel giorno, il nostro consueto tavolo era già occupato e la cameriera ci condusse in una saletta adiacente al locale, mai vista prima, arredata con un grande bancone bar stile anni Cinquanta, simile a quelli che in seguito vidi in alcuni quartieri di Parigi. C'erano due soli tavoli, peraltro molto vicini tra loro. Ordinammo un piatto di ravioli al brasato, una specialità piemontese molto gustosa. Dall'altro tavolo, di fronte al nostro, due occhi di un blu trasparente di tanto in tanto mi cercavano. A un tratto i nostri sguardi si incrociarono e cominciò a vorticarmi in testa tutta una serie di domande ... Si trattava di un uomo sulla settantina, accanto al quale erano sedute due signore, intente con lui in una conversazione confidenziale. Non riuscivo a sentire i loro discorsi, in quanto il gruppetto di musicisti seduti con me chiacchierava e rideva rumorosamente, in un' atmosfera molto conviviale.
A un tratto, la proprietaria del locale si avvicinò per prendere le ordinazioni e rivolgendosi a me disse: "Sai chi è l'uomo seduto a quel tavolo?" Al mio diniego, aggiunse: "È una persona che possiede dei poteri soprannaturali, riesce a spostare gli oggetti solo con la forza della mente, e riesce a oltrepassare anche le pareti". Venni assalito da un brivido, e un insolito stato di benessere, sia mentale che fisico, mi pervase.
Improvvisamente entrò nella stanza la cameriera, accompagnata da una bambina di circa dieci anni, che con grande innocenza chiese rivolta all'uomo: "Sei un mago?" e lui di rimando, guardandola con i suoi occhi magnetici: "No, però voglio farti un gioco che ti sorprenderà!"
A queste parole, il nostro tavolo si zittì all'istante.
Gustavo Rol chiese alla piccola il suo nome. La bimba rispose: "Loredana". "Bene" disse Rol, "vai dietro il bancone del bar, prendi il primo tovagliolo che trovi appoggiato sugli altri, aprilo e ci troverai su scritto il tuo nome con il colore rosso, ma fai attenzione, devi fare in fretta, perché durerà solo un minuto, poi il tuo nome sparirà!"
La piccola fece come lui le aveva detto e apri il tovagliolo davanti a tutti noi; tra lo stupore generale leggemmo il nome vergato in rosso, proprio come aveva predetto Rol.
È un vero peccato che non abbia mai più incontrato quell'uomo dallo sguardo ipnotico e affascinante, sono certo che nei pochi attimi in cui i nostri sguardi si sono incrociati mi abbia trasmesso qualcosa di veramente importante: il dono della creatività».

È opportuno ricordare che questo brano non è una trascrizione giornalistica, ma è stato scritto direttamente da Tozzi. E l'ultima frase merita di essere ripetuta: «sono certo che nei pochi attimi in cui i nostri sguardi si sono incrociati mi abbia trasmesso qualcosa di veramente importante: il dono della creatività».

E che creatività! Ricordiamo qui due titoli che fecero il giro del mondo: Ti amo (1977) e Gloria (1979) (sotto da YouTube).

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APRILE 2009
- Nelle registrazioni audio “Conversazioni con Gustavo Rol ”cui facciamo cenno qui sotto, nel primo brano (n. 2) Rol canticchia una canzone francese, che un nostro attento lettore ha identificato in un motivo di Ray Ventura del 1935 (Tout va très bien, Madame La Marquise) segnalandoci anche un simpatico video su YouTube. Ci pare interessante riprodurlo, in quanto dà l'idea di un certo tipo di riferimenti storico-geografici (Francia 1935) così come tematici che sono utili nella messa punto della biografia di Rol.

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- Sul web si trovano già da alcuni mesi filmati di vario genere che riguardano Rol. Ci è sembrato opportuno raccoglierli in un gruppo di pagine dedicate.

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- Abbiamo pubblicato una versione aggiornata del nostro studio Il simbolismo di Rol (e-book) in un formato definitivo che sarà anche quello della versione cartacea (in arrivo a Giugno). È inoltre disponibile l'allegato audio (Conversazioni con Gustavo Rol, un'ora di registrazioni inedite) che può essere scaricato direttamente dal nostro sito. Tutte le informazioni qui.

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- È appena stata pubblicata su YouTube una interessante testimonianza dell'illusionista Alexander, uno dei quattro prestigiatori ad aver conosciuto Rol, insieme a Carlo Buffa di Perrero, Giuseppe Vercelli e Tony Binarelli. Se questi ultimi hanno avuto occasione di vedere gli esperimenti, ed emettere un giudizio positivo sulla loro autenticità, Alexander non avendoli invece visti ha sempre espresso una posizione neutrale, pur manifestando la sua stima e il suo affetto per Rol, che conobbe tramite Elda Rol, nonna del curatore di questo sito. Il 4 ottobre 2008, presso il Teatro Alfieri di Cagliari, nell'ambito di un convegno dedicato alla “magia” nelle sue più varie accezioni, Alexander ha raccontato un episodio inedito – tanto che ora la sua testimonianza non può più essere considerata neutrale – che è un classico esempio di quella “chiaroveggenza quotidiana” che era una delle caratteristiche tipiche di Rol, la cui frequenza e precisione può essere testimoniata da quanti ebbero la fortuna di frequentarlo abbastanza. Qui di seguito trovate i segmenti del convegno: si comincia a parlare di Rol a partire dal minuto 06:00 del video di sinistra.

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- In una intervista al quotidiano La Stampa del 26 marzo 2009 (p. 77 cronaca di Torino) il cantante Umberto Tozzi ricorda di quando da ragazzo incontrò Gustavo A. Rol:

Un aspetto che la trova in sintonia con Torino è l'esoterismo; ci racconta l'incontro con Gustavo Rol?
«Eravamo proprio in piola, una trattoria semplice. Non avevo vent'anni, a un altro tavolo mangiava un signore con degli occhi azzurri impressionanti. Mai visto niente di così magnetico, penetrante. All'epoca avevo avuto incontri sporadici con il mondo esoterico, avevo partecipato a una seduta con i genitori di amici, ma mi ero spaventato. Era roba troppo grossa per me. Invece Rol fu una rivelazione, anche se allora non potevo capire chi fosse davvero, mi rimase soltanto quella grande forza dentro».

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FEBBRAIO 2009.
– È uscita una nuova edizione ampliata del libro di Giorgio di Simone,
Oltre l'umano. Gustavo Adolfo Rol, testo che era ormai irreperibile perché non più ristampato dall'editore. Rispetto alla prima edizione del 1996, presenta una nuova veste grafica e alcuni nostri contributi. Maggiori dettagli nella pagina dei
libri.

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– Nel nostro studio Il simbolismo di Rol menzioniamo ampiamente la testimonianza del dottor Massimo Inardi, medico e studioso di parapsicologia che aveva incontrato Rol e ne aveva scritto in più occasioni. Inardi divenne noto in tutta Italia come campione assoluto della trasmissione di Mike Bongiorno Rischiatutto (10 giugno 1972), a cui facciamo cenno a p. 88. Qui di seguito trovate la fase finale di quella vittoria.


Alcuni commenti di Inardi su Rol:

«...si ha la sensazione di essere di fronte ad un fenomeno vivente dalle doti senza limiti, senza dimensioni e davvero senza frontiere: ci si sente piccoli ed impotenti di fronte a cose che hanno del sovrumano o addirittura del “non umano”. Egli si esibisce con semplicità e con costanza come se per lui far vedere ciò di cui è capace fosse cosa da niente, ma sprezza apertamente gli studiosi ed i parapsicologi, in quanto li ritiene inetti a recepire il suo “messaggio”, che ritiene troppo alto e spirituale per essere capito dai non iniziati e soprattutto per essere studiato. Egli lavora e basta, tenendosi per sé il suo segreto, che per lui, segreto non è in quanto lo considera patrimonio di ogni uomo che abbia intuito la sua realtà e che tale realtà, in quanto proveniente da Dio stesso, può essere rivelata ad ogni uomo che se ne renda degno con l’elevatezza dello spirito, con la rettitudine, con l’onestà e col dispregio delle cose terrene. (...) È certo che stando vicino a Rol si ha l’impressione che l’uomo possa avere limiti e dimensioni ben più ampi di quelli che ad esso si sogliono assegnare, ma nel contempo si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un essere che di umano ha solo l'aspetto fisico e il comportamento, nonché il cuore: tutto il resto pare andare al di là di ogni concezione terrena delle possibilità umane.»
Il Resto del Carlino, 10 giugno 1975

«Rol è veramente un uomo? O non piuttosto un essere super-umano? è egli forse uno strumento di Dio, di quel Dio che egli invoca tanto spesso e quasi in ogni occasione…?»
Esp, dicembre 1975

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